2016-10-18 13:23:00

Obama: l'austerità ha rallentato l'economia europea


"L'austerità è un freno alla crescita europea", serve "una politica economica che riduca le disuguaglianze, aumenti i salari, investa nell'istruzione": così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in una intervista al quotidiano La Repubblica. “Nell'economia globale - ha detto il capo della Casa Bianca - non si possono alzare ponti levatoi", ora il mondo è migliore, ma il capitalismo che avvantaggia pochi "è un pericolo". Obama, che oggi incontra il premier Matteo Renzi, ha parlato anche delle politiche economiche italiane e del Partenariato Transatlantico per il Commercio e Libero Scambio (TTIP). Andrea Walton ha intervistato il prof. Gregory Alegi, docente di Storia delle Americhe presso l’Università Luiss Guido Carli di Roma, iniziando col chiedergli se le critiche di Obama all’austerity europea possano significare la fine di queste politiche in Europa:

R. – Se Obama fosse il presidente dell’Unione Europea, se Obama avesse una influenza diretta sulla Germania, senz’altro sì. D’altra parte questa non è una novità, visto che Obama è stato eletto presidente degli Stati Uniti dalla crisi economica e l’ha affrontata con massicci interventi statali, che hanno risollevato l’economia americana. Adesso il problema negli Stati Uniti è semmai il contrario: come ridurre cioè il sostegno pubblico - quindi se la Fed dovesse alzare i tassi di interesse - senza compromettere la ripresa che c’è stata.

D. – Il presidente Obama ha anche mostrato apprezzamento per le politiche economiche del governo Renzi. Si tratta di un vero e proprio endorsement a tutto campo?

R. – Sicuramente Renzi ha una visione dell’economia e una visione del ruolo dello Stato nell’economia che lo porta molto vicino a quella di Obama. Renzi sicuramente vorrebbe poter fare in Italia quello che Obama ha fatto negli Stati Uniti. Il problema è, però, quello di prima: l’endorsement di Obama incide poco sulla situazione europea, con l’ulteriore - tra virgolette - aggravante del fatto che è comunque un presidente uscente e che bisogna vedere se chiunque vinca la competizione negli Stati Uniti, avrà la stessa visione di Obama.

D. – Perché i negoziati per il Partenariato Transatlantico per il commercio e il libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti sono in stallo? Ricordiamo anche cos’è questo partenariato…

R. – E’ il Trattato che liberalizzerebbe il commercio tra le varie parti del mondo e renderebbe sempre più un mercato unico globale e quindi abbatte barriere. Da un lato questo farebbe crescere l’economia, perché abbattere le barriere significa maggiori possibilità di esportazione e quindi maggiori opportunità; dall’altro finirebbe per mettere in concorrenza i lavoratori dei Paesi più sviluppati - quindi persone che hanno maggiori tutele, stipendi più alti e condizioni di lavoro migliori – con lavoratori del resto del mondo che sono invece fondamentalmente meno avvantaggiati. Quindi si teme da molte parti che vada a peggiorare le condizioni dei lavoratori soltanto a vantaggio delle grandi imprese. Oltretutto liberalizzare i mercati spesso significa abbassare gli standard di qualità per armonizzare normative e quindi anche questo potrebbe andare a danno – ad esempio – delle produzioni tipiche e quindi dei vini, dell’olio e di tutto quello che è alimentare perché gli standard sono molto diversi. Per questi motivi, sulle due sponde dell’Atlantico, il Ttip viene visto come fumo negli occhi.








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