2016-10-16 14:30:00

Haiti: visita di Ban Ki-moon. Msf lancia l'allarme colera


È “straziante” la distruzione ad Haiti. Lo ha constatato il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, in visita nel Paese caraibico devastato dall'uragano Matthew, che ha provocato oltre 500 vittime. Il numero uno uscente del Palazzo di Vetro ha rinnovato l'appello all'invio di aiuti internazionali, soprattutto per fermare l'epidemia di colera in corso, che preoccupa particolarmente la popolazione. Lo spiega Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia, al microfono di Michele Raviart:

R. – La situazione a Haiti è critica; come si temeva nei primi giorni, il paventato problema del colera è una realtà che stiamo affrontando con una certa difficoltà. I casi purtroppo si moltiplicano. Il fatto che alcuni villaggi siano raggiungibili in maniera molto difficoltosa naturalmente aumenta la possibilità di contagio tra le persone e soprattutto il fatto che, sebbene stiano giungendo aiuti concreti anche in termini di potabilizzazione dell’acqua, sicuramente a un numero importantissimo di villaggi l’acqua ancora non arriva potabilizzata: molte persone bevono dai fiumi e quindi la possibilità che si diffonda il vibrio del colera aumenta di giorno in giorno.

D. – Quanta gente è coinvolta nell'emergenza e quali sono le priorità sanitarie?

R. – Le priorità sanitarie nei primi giorni sono state sicuramente, oltre a quella del colera, il problema relativo alle infezioni agli arti inferiori date dal fatto che molte persone hanno camminato per giorni interi sui detriti, in zone fangose e quindi molte ferite si sono infettate. L’altro problema grossissimo non è necessariamente sanitario, ma è legato ai tetti, nel senso che l’uragano ha portato via moltissime case, c’è un numero crescente di senzatetto che devono essere ricollocati da qualche parte. E sappiamo benissimo che a Haiti non è semplice: la ricostruzione dal terremoto del 2010 non è mai stata terminata, moltissime persone ancora dormono in tenda.

D. – Un altro allarme è quello dell’approvvigionamento alimentare: nella regione della Grand’Anse, dove tra l’altro opera anche Medici Senza Frontiere, la totalità dei raccolti di grano è stata spazzata via. Qual è la situazione a livello di approvvigionamento alimentare?

R. – Il Programma alimentare mondiale si è messo in moto immediatamente e quindi moltissimi dei magazzini ad Haiti si sono messi in funzione per il cibo. Sicuramente noi, per esempio, ci stiamo attrezzando per il cibo supplementare ai bambini, in particolare il cibo terapeutico per i malnutriti, che in questo momento non sono ancora un numero importante, anche se potrebbero esserlo in futuro; ci saranno sicuramente le distribuzioni del Programma alimentare mondiale in questo senso, nei prossimi giorni.

D. – Di che cosa c’è bisogno adesso, nell’immediato?

R. – E’ fondamentale nel più breve tempo possibile arrivare con l’acqua; la seconda cosa è sicuramente quella di tentare di ripristinare dei centri sanitari il più presto possibile, sia nei vari centri come Jérémie e Le Cayes, sia nei centri più piccoli.

D. – In generale, la macchina degli aiuti sta funzionando?

R. – C’è stato un ritardo considerevole, non legato all’inefficienza delle organizzazioni quanto alla logistica, nel senso che ci si muove ancora rapidamente con l’elicottero e l’elicottero non può essere dato a tutti, ovviamente; quindi c’è un problema oggettivo di spostamenti: stanno lentamente ripristinando la rete viaria, che non è semplice perché è crollato un ponte molto importante, moltissime strade erano colme di detriti… In un Paese che ha già una rete viaria molto, molto precaria è difficilissimo metterla a posto. Ma al di là di questo, direi che piano piano gli aiuti arrivano.








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