2016-10-15 13:31:00

I nonni: Papa ha ragione, avanza cultura scarto, ma noi ci siamo


Grande entusiasmo tra i tanti nonni presenti nell'Aula Paolo VI per l'incontro con il Papa. In Italia sono 13 milioni e 400 mila le persone che hanno più di 65 anni. Una cifra che aumenterà nei prossimi anni e che impone di rivedere le politiche di welfare. Ma quanto è presente nella società quella “cultura dello scarto” di cui anche oggi ha parlato Francesco? Alessandro Guarasci lo ha chiesto ad Antonio Zappi, presidente dell’Anla, Associazione Nazionale Lavoratori Anziani, che ha rivolto il suo saluto al Papa:

R. – C’è e sta avanzando. La reazione, quindi, di quanti affermano che lo scarto non si addice a chi ha una certa età - anche perché sono portatori di esperienza, di professionalità e competenza - va portata avanti con slancio, come cerchiamo di fare anche noi dell’Anla.

D. – Ci sono alcuni studi che dicono che addirittura i nonni contribuiscono per 18 miliardi al Pil italiano, assistendo le famiglie. Questo lavoro, però, non è riconosciuto…

R. – Non è riconosciuto ed è ignorato, è un dato di fatto. Non vi è dubbio che oggi i nonni siano quelli che badano ai figli, quando i genitori escono tutti e due per andare a lavorare, e quindi fanno veramente i sostituti dei genitori. Sono i nonni quelli che assistono le famiglie, dove c’è il problema della gioventù che non trova lavoro. Questa realtà, quindi, ci affascina, ma ci turba perché nessuno, anche a livello di istituzioni, dice che è una categoria che va utilizzata gratuitamente, perché siamo espressione di un volontariato fermo.

D. –  C’è sempre un dibattito sulle pensioni, non rischiamo uno scontro generazionale?

R. – No, nella maniera più assoluta io lo escludo, nel senso che gli scontri a livello di procedure, di metodologie ci possono anche essere, ma sul piano effettivo, la pensione c’è e penso debba continuare ad esserci, perché in definitiva è il riconoscimento di un diritto acquisito. In una situazione di equità, di giusta distribuzione, mettendo insieme la freschezza dei giovani, l’inventiva dei giovani e l’esperienza maturata dai nonni che portano anche il loro patrimonio pensionistico, i problemi si possono comporre.

D. – Per chiudere, che cosa manca, secondo lei, nelle politiche del welfare per gli anziani?

R. – Manca innanzitutto il concetto fermo di un netto distinguo tra previdenza e assistenza. Spesso facendo confusione tra questi due termini, noi distraiamo funzioni, non ottimizziamo le risorse e quindi è necessario che ci si ritrovi. Noi, dal canto nostro, abbiamo fatto un convegno di recente e abbiamo offerto la nostra disponibilità, anche a livello di istituzioni, per aprire un tavolo di approfondimento, senza invadere campi che non ci competono. 








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