La città di Milano ha salutato stamattina per l'ultima volta il premio Nobel per la letteratura, Dario Fo, scomparso lo scorso giovedì all'età di 90 anni. La sua salma è stata sepolta al Famedio del cimitero monumentale cittadino, il luogo dove riposano i milanesi illustri, vicino alla moglie Franca Rame, scomparsa circa tre anni fa. Il servizio di Adriana Masotti:
Sotto una pioggia fitta e continua in piazza del Duomo in centinaia hanno partecipato alla cerimonia laica organizzata per rendere omaggio a Dario Fo: per suo stesso desiderio a parlare sono l’amico Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e il figlio di Dario e Franca, Jacopo. Sul sagrato, riparata da un gazebo la bara con accanto i soli familiari e gli amici più intimi. Nella vita di Dario Fo arte e politica sono state inscindibili: Petrini lo precisa subito prendendo la parola:
"Molte persone oneste e sincere hanno tenuto a sottolineare la differenza tra artista,
genio straordinario e la politica, credo che sia impossibile e non sia
giusto: e ben lo sapevano quei sovversivi dell'accademia svedese che gli assegnarono
il Nobel con una sintesi perfetta 'dileggia il potere e restituisce dignità agli oppressi”.
Dario Fo ha parlato agli umili della terra e gli umili lo hanno capito" osservato poi, raccontando di quando l’artista esibendosi davanti a 7000 contadini, pescatori e pastori di ogni parte del mondo, comunicò con loro senza necessità di traduzioni, dando voce alla condizione di povertà e alla domanda di giustizia di quella gente. Forte anche il ricordo di Franca, il basamento, dice Petrini, su cui si reggeva quel monumento che è stato Dario Fo.
E a entrambi i genitori Jacopo si riferisce continuamente nel suo commosso saluto. Racconta dell’ultima recita di suo padre, il primo agosto scorso, finita cantando. Già si sapeva, dice, della sua malattia e il dottore che l’aveva in cura ha commentato: “Io sono ateo ma adesso credo nei miracoli'".
"Allora io dico: l'arte, la passione e la solidarietà sono medicine, i medici dovrebbero prescriverle sulle ricette 'dopo pranzo fare arte e fare qualcosa per qualcun altro'".
Noi siamo comunisti e atei, dice ancora Jacopo, però mio padre non ha mai smesso di parlare con mia madre e di chiederle consiglio per cui conclude:
“Siamo anche un po' animisti, non è credibile che una persona muoia per davvero,
dai!". "Sono sicuro che adesso mio padre e mia madre
sono lì, insieme e si fanno delle grandi risate”.
Gioia, commozione e dolore si mescolano e mentre la folla lascia la piazza, la Banda degli Ottoni suona le note di 'Bella ciao'. Ad aprire la cerimonia era stata invece la canzone "Stringimi forte i polsi dentro le mani tue", scritta da Dario Fo per la sua Franca.
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