Con Papa Francesco ha aperto la prima Porta Santa del Giubileo, a Bangui il 29 novembre, ora l’arcivescovo della capitale centrafricana, mons. Dieudonné Nzapalainga, sarà alla conclusione del Giubileo come neocardinale, dopo il Concistoro del 19 novembre annunciato ieri dal Pontefice all’Angelus. Al microfono di Jean Charles Putzolu, il futuro cardinale – il primo del Centrafrica – si sofferma sull’importanza che le periferie assumono anche con questa sua nomina:
R. – Le Pape François a mis le cap sur l’Eglise de périphérie…
Papa Francesco ha posto l’accento su una Chiesa di periferia, una Chiesa dei poveri,
e questo l’ha detto e l’ha fatto non soltanto venendo in Repubblica Centrafricana,
una Chiesa povera che vive una situazione difficile, sofferenze, tristezze; ma oggi,
ancora, egli chiama uno dei figli poveri di questa Chiesa, per essergli vicino. Non
possiamo che ringraziare il Signore e il Santo Padre per questo gesto rivolto ai poveri.
Per me è una chiamata che ricevo come una chiamata a un impegno ancora più deciso
al servizio dei poveri affinché ritornino la riconciliazione e la fratellanza e più
che mai possiamo parlare, tra uomini, di pace e giustizia.
D. – Sappiamo che la Repubblica Centrafricana purtroppo è scossa da molte settimane da molte violenze, soprattutto a Bangui. C’è però anche qualche piccolo segno di speranza: mi sembra che in un quartiere musulmano in questi ultimi giorni ci sia stata una marcia per la pace. La porpora cardinalizia la aiuterà a dar maggior forza ai suoi appelli per la pace e la riconciliazione?
R. – Je l’espère et je peux vous dire que je ne l’ai pas attendu…
Lo spero; posso dire però che non ho aspettato la porpora per continuare questa missione.
Adesso, mentre vi parlo, sono al “Chilometro Cinque", il quartiere musulmano. Sto
andando a incontrare i miei fratelli e le mie sorelle per dire loro che dobbiamo ritrovarci,
lavorare per il ritorno della pace, della giustizia e della riconciliazione, e questo
richiede di accettare che possiamo sotterrare le nostre asce di guerra e lottare contro
gli estremismi di una parte e dell’altra.
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