2016-10-10 14:11:00

Mons. Audo: ad Aleppo la gente è stremata, basta guerra


Non si allenta la morsa su Aleppo Est, ancora nelle mani dei ribelli e sottoposta a continui bombardamenti dell’aviazione russa e delle forze governative, che nelle ultime due settimane hanno provocato almeno 377 morti. Medici senza frontiere chiede di aprire un accesso umanitario per i quartieri orientali dove le strutture sanitarie sono al collasso, mentre molti governi occidentali accusano Mosca di crimini contro l’umanità. Il servizio di Marco Guerra:

“In un’area con una popolazione approssimativa di 250 mila persone, sono rimasti solo sette medici in grado di eseguire interventi chirurgici su pazienti con ferite di guerra”. E’ drammatico l’allarme lanciato da Medici senza frontiere riguardo ai quartieri assediati di Aleppo Est. Il capo di Msf in Siria, Carlos Francisco, riferisce di una situazione definita “insostenibile”: completamente isolate dall'assedio, le persone di queste zone soffrono per la mancanza di beni di prima necessità e otto strutture sanitarie sono sopraffatte dall’alto numero di feriti di guerra. Ma intensi scontri armati oggi si registrano anche nel centro della città tra forze lealiste e insorti asserragliati. Secondo l’Onu, i bombardamenti governativi e russi potrebbero causare migliaia di morti entro la fine dell'anno. E sale la tensione tra l’asse Russia-Damasco e le maggiori potenze occidentali: il presidente francese Hollande ha detto che potrebbe non incontrare Putin che sarà a Parigi il 19 ottobre. Nei giorni scorsi il segretario di Stato americano, John Kerry, aveva chiesto l'avvio di un'indagine per crimini di guerra nei confronti della Russia e del governo siriano per le stragi di Aleppo. Mosca, da parte sua, parla di obiettivi terroristici e rafforza la sua presenza in Siria annunciando la costruzione di una base navale nel porto di Tartus. Ma sulla situazione di Aleppo sentiamo il vescovo caldeo della città mons. Antoine Audo:

R. – Non posso parlare della parte Est, perché non abbiamo notizie dirette: non ci si può andare, anche se è a un solo chilometro da noi. Quello che so è che sono bombardamenti contro questa parte Est della città nella quale si trovano i gruppi armati, di cui però non si conosce il numero. Tanti parlano di loro, ma nessuno parla di noi, dove vivono due milioni di siriani e dove c’è la minoranza cristiana che finora è rimasta ad Aleppo.

D. – Quindi c’è emergenza anche nella parte Ovest della città?

R. – Sì! Per esempio, ieri ho fatto due visite a famiglie caldee: una famiglia ha perso il padre e il figlio – questo è stato con i bombardamenti della fine di settembre – e poi un’altra famiglia, sempre nel quartiere Midan: una giovane di 16 anni era affacciata in balcone; è stata colpita da una bomba. E’ ancora viva ma con ferite gravi. Dalla mattina alla sera, si ripetono storie così terribili. Siamo senza elettricità, senza acqua e nessuno parla di noi; tutte le informazioni sono orientate alla parte Est, dove ci sono questi gruppi armati. Veramente, mi chiedo dov’è l’oggettività …

D. – Quindi, ci sono due milioni di persone nel resto della città che vivono nell’emergenza e poi c’è comunque Aleppo Est che è assediata: non entrano aiuti. Voi come Caritas Siria, non riuscite? Non siete mai entrati, lì?

R. – No: non si può! Se andiamo lì, è pericoloso! No. Noi facciamo il nostro lavoro in tutta la Siria, fin dove si può andare; dove ci sono i gruppi armati, non è possibile. Soprattutto come cristiani, come indipendenti: non è possibile.

D. – Dunque i combattimenti proseguono in tutta la città …

R. – Sì ma per esempio, se lei venisse dove io sono adesso, le cose sembrano normali: non si sente nulla, tutto è normale. Ma non si sa quando: ci sono bombe abbandonate che provocano 40 morti, 50 morti in questo quartiere o in quell’altro, così camminiamo per la strada e pensiamo: “Forse adesso toccheremo una bomba”. Dobbiamo fare attenzione a come camminare, dove andare …Siamo costantemente in pericolo. E questo crea una terribile atmosfera di paura, e tutti i cristiani, la maggioranza di loro va via: quelli che hanno i mezzi, vanno via. E questa è la nostra grande sofferenza!








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