2016-10-09 10:28:00

La ricerca di senso e di infinito nell'ultimo libro della Tamaro


“La Tigre e l'Acrobata”, è il titolo del libro di Susanna Tamaro pubblicato di recente per l'editrice “La nave di Teseo". E' una favola per tutti, ragazzi e adulti, in cui si racconta la vicenda di una tigre diversa dalle altre, una tigre curiosa, che si fa domande sulla vita e interroga il mondo. Così nel flusso di una sorprendente avventura emergono valori universali, cari alla scrittrice triestina, come la ricerca di senso, il desiderio di libertà, il significato del dolore, la sete di infinito. Ma come è nata l'idea di questa storia? Adriana Masotti lo ha chiesto alla stessa Tamaro:

R. – L'idea è nata in modo molto particolare, nel senso che un paio d’anni fa, quando scrivevo per “Avvenire”, a un certo punto, mentre scrivevo i vari interventi quotidiani, è venuta fuori spesso questa immagine della tigre, di me bambina come tigre… e così mi sono resa conto che questa tigre voleva uscire, voleva fare qualcosa, insomma, c’entrava, nella mia vita. E allora ho incominciato a scrivere una favola per adulti!

D. – Una tigre diversa dalle altre … Mi sono segnata, nella lettura, alcune parole, alcune frasi che mi hanno colpito in modo particolare. Ad esempio: “Chi ha il tarlo dentro, cerca sempre un altro orizzonte”, dice la tigre all’uomo, lo sciamano, con il quale nascerà poi un’amicizia. Mi è sembrato che questo tarlo si ritrovi un po’ in tutte le pagine di questo libro …

R. – Sì, si può dire che il tarlo è l’architrave di tutto il libro, perché è un libro che parla dell’inquietudine, dell'inquietudine dell’esistere, dell’essere, quella inquietudine che in questi tempi è posta ai margini della vita dell’uomo. Mi ha fatto impressione, tempo fa, sul cellulare, mi è apparsa una pubblicità che mi diceva: “Ti diamo le risposte prima ancora che tu ti faccia le domande”. Ecco, questo è un po’ lo spirito del nostro tempo contemporaneo, lo spirito in cui il tarlo dell’inquietudine è estremamente assente. Questo libro è proprio un’invocazione, invece, perché il tarlo del desiderio di un altro orizzonte torni nella vita delle persone!

D. – E in questo cammino dell'esistere, sono molto importanti gli incontri che si fanno, e la tigre ne fa tanti. A volte sono proprio determinanti …

R. – Io ho sempre creduto profondamente – in fondo, c’è in tutti i miei libri – in questa mistica dell’incontro: noi siamo esseri razionali e noi cresciamo e ci evolviamo anche in base agli incontri che facciamo e anche in base a quanto sappiamo comprendere che quell’incontro è per noi importante. Accogliere l’incontro, saper comprendere l’incontro è un’arte di crescita interiore, molto, molto sottile e molto importante per poter compiere questo cammino.

D. – Una costante di tutti i suoi libri – non solo di questo – è il valore dato al dolore, perché il dolore fa crescere …

R. – Certamente: il dolore fa crescere e le difficoltà da affrontare rendono più forti. Questa è una realtà ancora più reietta nella società, in cui sembra che tutto debba essere assolutamente piatto. Invece è una realtà che fa parte del mistero, certo sarebbe molto meglio che non ci fosse il dolore, però il dolore ha questo potere di farci diventare grandi, di farci diventare forti. Se, naturalmente, lo affrontiamo. Se, invece, svicoliamo per vie traverse, rifiutandolo, allora è qualcosa che veramente ci opprime, che rende la nostra vita estremamente povera.

D. – Senza adesso rivelare il finale del libro, per non togliere il gusto al lettore di arrivarci pian piano, però cosa si potrebbe dire, come esprimere la scoperta, la più importante che la tigre fa, proprio verso la fine?

R. – Ma … alla fine, naturalmente, la tigre arriva a contemplare un’altra dimensione, quel famoso orizzonte, quell’andare verso Oriente che spingeva i suoi passi in una via in qualche modo di ribellione. Perché questo è un libro che io ho scritto con il desiderio di parlare del tempo e dell’importanza dell’eterno, insieme al tempo; perché credo che molte ansie della nostra contemporaneità, molte angosce dipendano dal fatto che abbiamo cancellato l’idea che noi siamo compresi nell’eterno. Dunque, alla fine c’è un’apertura in questo senso per dimostrare il grande respiro che c’è nella vita di tutti noi e che purtroppo, ormai, viene molto spesso dimenticato.

D. – A chi è diretto questo libro?

R. – Questo libro è diretto a tutte le persone dai 14 ai 99 anni, se non ai 100! Parla della vita umana, della complessità del cammino e dunque sono argomenti sempre presenti nella nostra vita; però è particolarmente indicato per i ragazzi, per gli adolescenti, perché è proprio in quell’età che incominciano a mettere a fuoco – o a non mettere a fuoco – l’idea di un cammino e dell’importanza di questo cammino per la crescita e per la felicità della persona.

D. – Viviamo tempi difficili, ci sono conflitti, violenze: per tutti è un momento anche di timore, di ansia … Lei, come vive questo momento? E che contributo crede di poter dare?

R. – E' vero, la società sta subendo una rivoluzione di cui non riesco ancora a vedere il lato positivo che sicuramente c'è, ma ora si vede il lato complesso, il lato anche negativo. Ci sono forze molto grandi che manipolano la persona, adesso, e non si sa come opporsi per difendere quello che è veramente umano da queste forze. Io spero sempre, con i miei libri, di aver offerto alle persone la possibilità di riflettere e di diventare consapevoli della propria vita e dunque di riuscire anche a capire quello che succede, senza lasciarsi trascinare dalle faziosità, dalle ideologie, ma mettendo sempre la persona e l’amore al centro della riflessione.








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