2016-10-08 11:36:00

Siria: all'Onu si tratta per una nuova tregua ad Aleppo


La Siria continua ad essere lo scenario di violenze. Intorno alla già martoriata città di Aleppo si registrano cruenti scontri armati. Il sedicente Stato Islamico avrebbe riconquistato alcuni villaggi limitrofi. Intanto sempre forti le contrapposizioni tra Russia e Stati Uniti. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu voterà oggi alle 14.30 ora di New York, le 20.30 in Italia, la bozza di risoluzione presentata dalla Francia per una nuova tregua ad Aleppo. Ma è quasi certo che la Russia porrà il veto alla questione. Nonostante tutto ad Aleppo in molti sperano ancora che la vita possa ricominciare, anche di fronte alla devastazione  e alla paralisi della diplomazia. Pace e ascolto: è questa la richiesta che arriva dalla popolazione, come racconta, al microfono di Gabriella Ceraso, Pascal Bedros, del Movimento dei Focolari, ad Aleppo:

R. – Prima di tutto io penso che la gente della Siria, e soprattutto quella di Aleppo, sia molto grata per la preghiera e la solidarietà. Purtroppo c’è una situazione veramente molto drammatica e non solo perché non c’è luce e acqua, ma anche perché la violenza continua. Questa settimana, all’Università di Aleppo, alcuni giovani sono morti per le bombe che cadono dove non c’è nessuno che possa fare del male a qualcuno… Si soffre anche perché sentono che non c’è una vera volontà di pace. C’è la volontà di distruggere lo Stato in sé, le strutture dello Stato e questo a loro fa tanto dolore e sentono che, molte volte, tutto il loro dolore viene manipolato…

D. – Si è detto anche che la guerra che sta subendo la Siria è una guerra organizzata, che segue degli interessi totalmente estranei alla popolazione. Voi che siete, anche come Focolari, presenti sul terreno come riuscite a stare e a vivere accanto alla gente, a sostenere la comunità?

R. – Anzitutto il fatto di rimanere ad Aleppo è in sé una scelta che vuole mostrare la nostra vicinanza e la nostra solidarietà; ma che vuole anche creare delle oasi di pace, in cui le persone possono sentire che la loro vita ha un senso; e questo attraverso incontri, parlando della situazione, ma anche comprendere come connettere questa vita che è lì, sul posto, con la vita della Chiesa universale. Per questo loro sentono tanto vive le parole del Papa, che arrivano al loro cuore. Sentono che c’è una grande assonanza con quello che dice. D’altra parte sperimentano che solo nel donarsi agli altri la loro vita ha un senso: una donazione non solo per i cristiani, ma per i musulmani e per qualsiasi persona siriana che è lì e che ha bisogno di aiuto. Noi cerchiamo di mettere al centro la presenza di Dio, la presenza di Gesù, perché Lui ha dato la vita per noi, e questo dà loro tutto il potenziale per poter poi operare laddove sono.

D. – In chi avere fiducia? Come operare, anche perché la politica possa interessarsi ad una popolazione che sembra dimentica?

R. – Prima di tutto vogliamo che la guerra cessi! Bisogna fermare le armi e vogliamo che si dialoghi. Purtroppo il popolo siriano ha bisogno di aiuto: il Paese è distrutto! Aleppo era la capitale economica…. Io conosco tante persone che vivono nel bisogno e che non vanno a chiedere aiuto, ma c’è bisogno di aiuto, di vicinanza e di ascolto prima di tutto. Secondo me la causa di questo problema è che tutti dicono: “Io so cosa è meglio per la Siria!”. Ma non si ascoltano i siriani! Tutti vogliono decidere per loro e parlare a loro nome. Io mi auguro che anche in Occidente, si ascoltino le altre voci e non solo purtroppo una voce. E’ necessario informarsi, perché nessuno ha la verità. La verità viene fuori solo dal popolo! E fare anche pressione sulle istituzioni, affinché si faccia qualcosa.








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