2016-10-07 13:01:00

Studenti in piazza, con noi la Cisl scuola e Toccafondi


In 50 città manifestazione degli studenti medi. La protesta di questa mattina, organizzata da Rete degli studenti medi, Unione degli Studenti e Unione degli Universitari, è stata convocata per avere  "una legge nazionale sul diritto allo studio”, e contro, viene detto, "la scuola-azienda". Alessandro Guarasci:

Una manifestazione contro la “Buona Scuola” del governi, ma poi in molti sono scesi in piazza contro il referendum costituzionale, contro il Jobs Act. Momenti di tensione ci sono stati a Roma quando un gruppo di ragazzi ha tentato di sfondare il cordone della polizia, per far cambiare percorso al corteo. Tafferugli anche a Firenze. Per il segretario della Cisl Scuola Lena Gissi la partenza incerta della "Buona Scuola", che ancora non ha abolito le supplenze, ha creato malcontento:

“Gli studenti hanno cominciato un anno problematico. Le classi ancora sono sovraffollate; ci sono delle situazioni anche molto delicate: in alcune realtà non sono presenti alcuni docenti in servizio. Gli studenti stanno manifestando anche nel loro interesse per un diritto allo studio, e in questo momento sicuramente non è esigibile”.

La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini si dice aperta al dialogo, e il sottosegretario Gabriele Toccafondi aggiunge che questo governo ha investito nella scuola

“Due miliardi di euro l’anno. Ha assunto 150mila docenti a tempo indeterminato: 90mila l’anno scorso, e, con il concorso di quest’anno, oltre 63mila docenti nel triennio 2016-2019. È un governo che investito nel merito: 200 milioni di euro in più per gli insegnanti”.

Gli studenti contestano anche l’alternanza scuola-lavoro prevista dal governo, perché sarebbe una mercificazione della cultura. Ancora Toccafondi:

“La scuola, così com’è, nessuno la vuole stravolgere: la scuola come luogo massimo di cultura, della formazione critica di un giovane. Questa è e resterà la scuola: è la scuola della conoscenza e del sapere. Vogliamo però introdurre ciò che serve al ragazzo anche in futuro: cioè le competenze. Che la scuola del sapere possa diventare anche del saper fare”.








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