2016-10-03 14:00:00

Papa su gender, Comitato Dnf: la "cattiveria" è sui bambini


Dal Papa di rientro dall’Azerbaigian un nuovo chiaro pronunciamento contro i casi di indottrinamento gender nelle scuole. Parole molto importanti secondo il “Comitato Difendiamo i nostri figli” che nei giorni scorsi ha manifestato in 16 città italiane a favore della libertà educativa e ha consegnato al presidente Mattarella un dossier sui casi di gender nelle scuole chiedendo inoltre l’ufficializzazione del consenso informato preventivo da parte dei genitori. Paolo Ondarza ha intervistato la  responsabile scuola del Comitato Dnf, Giusi D’amico:

R. – Noi siamo in piena sintonia con le parole del Santo Padre, perché sostanzialmente rivelano quale sia il danno profondo di questa teoria del gender: cioè travalicare e ignorare il primato educativo dei genitori in ordine all’educazione dei propri figli. Ed è su questo che noi vorremmo porre l’accento: questa “colonizzazione ideologica” supera e ignora il valore educativo della famiglia. Sappiamo che, oltre alla Costituzione, anche i trattati internazionali, come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, sottolineano ed esaltano che i genitori hanno il diritto di priorità sul genere di istruzione da impartire ai propri figli.

D. – E le parole del Papa sono forti; ha detto che è una cattiveria quella che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del gender…

R. – La cattiveria è proprio porre un dubbio esistenziale profondo in quella che è la costruzione dell’identità del bambino, a partire anche dai bambini di fasce anche del nido e della scuola materna fino ad arrivare all’università. Noi pensiamo che la cattiveria sia proprio porre questo dubbio esistenziale.

D. – Tra l’altro, da prima dell’estate voi attendete l’uscita delle linee guida del comma 16 della Legge sulla Buona Scuola, relative all’educazione di genere; e le attendete con una certa preoccupazione: perché?

R. – Proprio perché vogliamo capire cosa esattamente il Ministero intende proporre con quest’educazione di genere. Le indiscrezioni di stampa non ci hanno rassicurato assolutamente durante l’estate: siamo in attesa di qualcosa che abbia una chiarezza, in ordine non a linguaggi ambigui con cui si è espresso il Ministero fino ad oggi; chiediamo che i genitori siano opportunamente informati con chiarezza.

D. – Per questo, negli ultimi giorni avete manifestato in sedici città italiane; non solo: avete consegnato alla segreteria del presidente della Repubblica un dossier sui casi di gender nelle scuole italiane, quindi casi accertati…

R. – Sì, il dossier è qualcosa che abbiamo dovuto assolutamente elaborare come certificazione di quanto accadeva nelle scuole. Ma ovviamente non è esaustivo, perché non potevamo raccogliere le centinaia e centinaia di segnalazioni che ci sono e continuano ad arrivare alla segreteria del Comitato “Difendiamo i Nostri Figli”. Il dossier continua a ribadire qualcosa (l'ideologia del gender, ndr) che, se in passato era stato detto che non esisteva, pensiamo e possiamo dire che oggi, anche dopo le innumerevoli segnalazioni del Papa, non solo esiste, ma ne fanno esperienza tutti coloro che si trovano di fronte a questa problematica dalla quale non è possibile, ad oggi, difendersi. Allora, quello che abbiamo consegnato è sì un dossier, ma è essenzialmente una richiesta da parte del Comitato che, dopo essere stato inascoltato dal ministro Giannini, ignorato dal ministro Boschi, oggi inoltra questa istanza al presidente della Repubblica, mettendo nero su bianco quale sia l’esigenza profonda: lavorare sul metodo e il metodo è coinvolgere i genitori, ufficializzare l’uso del consenso informato preventivo, con annesso esonero da attività non condivise.

D. – A chi vi taccia di essere “omofobi”, voi più volte avete risposto: “Non siamo contro nessuno. Siamo favorevoli ad un'educazione che contrasti ogni forma di bullismo”…

R. – Assolutamente. Io credo che il Papa oggi abbia dato una risposta, a livello mondiale, su quale sia la posizione rispetto al gender. La posizione è appunto contro l’ideologia gender,  non contro la persona. Noi siamo i primi a voler valorizzare una sana lotta ad ogni forma di discriminazione. Pertanto, siamo ben lieti di collaborare e soprattutto di proporre quelle che sono le proposte delle famiglie, dei genitori e dei docenti che hanno a  cuore la lotta alle discriminazioni. Ma se avremo ancora – così come sta accadendo purtroppo, perché è questo il dato oggettivo – segnalazioni di progetti che tendono a decostruire lo stereotipo, in qualche forma diluendo la figura del padre o della madre – della famiglia composta da una mamma e un papà – e così come il mettere dubbi nei bambini, sulle origini della vita: ecco, noi pensiamo che tutto questo non sia lottare contro le discriminazioni, ma sia introdurre all’interno del percorso educativo del bambino dei dati che non corrispondono alla realtà oggettiva. 








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