2016-10-03 12:00:00

Al via la Congregazione generale dei Gesuiti


E’ iniziata oggi a Roma la prima sessione plenaria della 36.ma Congregazione generale della Compagnia di Gesù che porterà all’elezione del nuovo preposito. Ieri pomeriggio, presso la Chiesa del Gesù a Roma, si è tenuta la Messa inaugurale. Hanno partecipato oltre 200 religiosi, in rappresentanza dei Gesuiti di tutto il mondo. Il rito è stato presieduto da padre Bruno Cadoré, Maestro generale dell'Ordine Domenicano. Tra i concelebranti, padre Adolfo Nicolás, superiore uscente della Compagnia di Gesù. Il servizio di Sergio Centofanti:

Padre Cadoré ha parlato dell’urgente necessità, in questo “tempo di crisi”, di fronte a “sfide immense”, di “vivere come degli uomini di fede, dei contemplativi in azione, degli uomini la cui vita” è “veramente data per gli altri”. Occorre dare – ha detto – un’esperienza di perdono, di vita fraterna e di accoglienza ad un mondo “sfigurato da quelli che accumulano ciò che non è loro”, da quanti perseguono i loro interessi “sul sangue di una moltitudine di dimenticati e manipolati” e “inventano sempre nuovi idoli”.

Commentando il Vangelo del giorno sulla fede che compie cose improbabili, padre Cadoré ha osservato che “il compito principale” di una Congregazione come quella dei Gesuiti  è “attingere l’audacia dell’improbabile nella fedeltà all’opera dello Spirito. Trovare la forza e la creatività della fedeltà nel respiro in cui ci tiene lo Spirito che ci conduce verso l’incontro e l’ascolto dell’altro, che scava nel cuore dell’uomo il pozzo di compassione, che consolida l’alleanza indefettibile con quelli che ci sono affidati”.

“Ma quest’audacia dell’improbabile – ha proseguito - è realista anche perché cerca sempre di essere all’unisono” con il Salvatore Gesù Cristo “che ha realizzato l’improbabile quando ha distrutto la morte e fatto brillare la vita e l’immortalità con il Vangelo”.  “La vera audacia dell’improbabile è forse di far sentire” la voce del Signore che, “contro ogni previsione, conduce il suo popolo e gli dà la forza di vivere con la sua fedeltà. Che il Signore - è stata la sua preghiera - vi faccia la grazia, nelle vostre riflessioni e discernimenti, di lasciarvi guidare, generare, in quest’audacia di fare sentire tramite i vostri impegni, parole, solidarietà, la voce sempre inaspettata di Colui che spera nel mondo, rovescia la morte e stabilisce la vita, Colui che cercate di glorificare”.

Ricordando che "siamo soltanto servitori", padre Cadoré ha concluso l'omelia citando il fondatore dei Gesuiti, Sant’Ignazio, che pregava così: «Insegnaci, Signore, ad essere generosi, a servirTi come meriti, a dare senza contare, a combattere senza pensiero delle ferite, a lavorare senza cercare riposo, a prodigarci senza aspettare altra ricompensa, con la coscienza di fare la Tua santa volontà» 








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