2016-10-02 08:23:00

Azerbaigian, sfide e prospettive: l'analisi di Aldo Ferrari


Ma che Paese è oggi l' ex Repubblica federale sovietica dell'Azerbaigian, con i suoi 9 milioni di abitanti, e quali le principali questioni politiche internazionali la interessano? Gabriella Ceraso lo ha chiesto ad Aldo Ferrari, docente di Storia del Caucaso all'Università Ca' Foscari di Venezia:

R. – Direi che è un Paese molto interessante e poco conosciuto. E’ il confine tra il mondo musulmano sciita e il mondo occidentale. E’ importante economicamente, ha risorse di gas e di petrolio notevoli ed è un condotto dall’Asia Centrale, dal Caspio fino all’Europa.

D. – Quali sono ad oggi le tematiche più importanti di questo Paese?

R. – Il conflitto che ancora oppone questa Repubblica all’Armenia per il territorio contesto del Karabakh. Un altro problema è la situazione molto diversa dai canoni occidentali,perché è un Paese politicamente autoritario: ci sono molti problemi interni e l’opposizione afferma di essere repressa con violenza; gli organismi internazionali tendono a condividere questa opinione, ma non bisogna neanche esasperare questo fatto che non è solo dell’Azerbaijan, ma della maggior parte delle Repubbliche post-sovietiche. Probabilmente proprio l’aspetto della convivenza di fedi diverse è uno degli aspetti migliori di questo Paese. E’ un Paese quasi completamente musulmano, ma che grazie – o per colpa, come si vuol dire – della forte secolarizzazione di epoca sovietica, è oggi lontanissimo da ogni pressione integralista: c’è molta tolleranza e le varie religioni sono sostanzialmente riconosciute. Al momento è ancora un Paese laico e non solo un Paese laico, ma anche un Paese nel quale il potere tende a vedere con sospetto un rafforzamento dell’elemento islamico.

D. – La giornata del Papa si concluderà, prima del rientro in Vaticano, con un incontro interreligioso. E’ importante per i riflessi politici, l’unità che c’è tra  queste varie figure religiose in quell’area?

R. – Il dialogo religioso è importante, ma è forse l’aspetto che nell’area caucasica funziona meglio: nel senso che esiste una tradizione di integrazione religiosa e di tolleranza religiosa, dovuta anche alle comuni sofferenze patite in epoca sovietica, che continua ancora oggi. Purtroppo non si riesce a portare questa collaborazione già esistente nella sfera religiosa in altri contesti e in particolare in quello politico e militare. Cosicché il Caucaso meridionale rimane con i suoi tanti conflitti aperti: quello del Karabakh: ma pensiamo anche a quelli in Georgia  e nell’Ossezia meridionale, che sono tutti conflitti non religiosi, nei quali però la dimensione religiosa non ha alcuna capacità di intervenire in vista di una soluzione.

D. – Sempre dal punto di vista geopolitico, chi potrebbe essere interessato, chi osserverà questa presenza del Papa?

R. – Tutti seguiranno questo Papa e ascolteranno con attenzione quello che dirà, vista la sua importanza e la sua popolarità, ma non credo che nessuno si possa aspettare particolari conseguenze politico e geopolitiche dal suo breve soggiorno a Baku.








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