2016-10-01 09:12:00

"Mothers": film sul dramma delle madri i cui figli aderiscono all'Is


Liana Marabini, presidente del Festival del Film Cattolico Mirabile Dictu, ha concluso le riprese del film "Mothers", sul tema delle madri di giovani aderenti all'Isis. Il film sarà presentato negli Stati Uniti l'11 settembre, e uscirà nelle sale italiane in ottobre. L'autrice ne parla al microfono di Rosario Tronnolone:

R. – “Madri” è dedicato alle madri, ma non a madri qualunque, bensì alle madri di ragazzi ai quali queste madri hanno dato tutto quello che potevano – una buona educazione, buone condizioni di vita – e poi vedono questi giovani che abbandonano tutto quello per cui erano stati preparati – una vita in Occidente con buone scuole, buona educazione – per arruolarsi nella jihad. Le due eroine del mio film sono due mamme – una musulmana e una cristiana – che hanno in comune questo grande dolore e questo senso di abbandono e di tradimento che ricevono dai due figli, che entrambi si arruolano nella jihad e partono per combattere nelle fila dell’Isis. Allora le due mamme si ritrovano impotenti di fronte a questa scelta dei figli, la loro vita è drammaticamente capovolta, perché perdono le amicizie, perdono perfino il lavoro a causa di questa scelta dei figli; però, nasce una grande amicizia tra loro due. Tengo a sottolineare che non è un film anti-islamico, perché è solo il film sul dolore di due mamme; ma è anche un film nel quale esprimo un mio pensiero, che è quello di dire ai genitori e alle scuole: “State attenti quando vedete che i giovani incominciano a radicalizzarsi, perché esistono dei segni precursori che si vedono”. Quindi, star loro vicino, ascoltarli: a volte questa radicalizzazione avviene anche per la troppa solitudine dei giovani, l’impressione che hanno di non essere ascoltati e anche una loro ricerca spasmodica che ovviamente trovano in internet. E quindi bisogna stare attenti, essere vicini ai giovani con maggiore attenzione e con maggiore delicatezza per aiutarli a non cadere in questa spirale.

D. – Come ha fatto a documentarsi su un tema così delicato, così veramente particolare?

R. – Soprattutto in Francia, dove io passo una parte della mia vita, ci sono casi  sconvolgenti – ma ce ne sono stati anche in Italia – di giovani che sono riusciti a scappare e a tornare indietro! Quindi mi sono documentata guardando la realtà, anche studiando la figura dei tanti psicologi che ultimamente, tra le loro cose, si specializzano anche nell’aiutare, appoggiare i genitori e i familiari di queste persone che hanno questa tragedia in famiglia. Quindi, ecco, mi sono ispirata alla realtà.








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