2016-09-30 19:56:00

Parroco caldeo: commossi da vicinanza Papa a sofferenze profughi


Uno dei momenti più toccanti della prima giornata di Papa Francesco in Georgia è stato l’incontro con la comunità assiro-caldea nella chiesa di San Simone Bar Sabbae di Tbilisi. Gabriella Ceraso ha raccolto la testimonianza del parroco, padre Beniamino Beth Yadegar:

R. – Portiamo dentro un senso di tranquillità, di pace, di solidarietà; di “tutta la Chiesa cattolica è con noi”. Ed è stato molto bello perché il Papa si è fermato, era contento. E la sua preghiera era veramente molto significativa. Ha ricordato i profughi, i martiri … è stato un momento veramente molto prezioso. Tutti con le lacrime agli occhi, pieni di gioia, pieni di forza … Siamo usciti di là, avremmo potuto volare, come quella colomba che ha liberato: volevamo tutti volare, così eravamo pieni di questo spirito di amore, di fraternità …

D. – Padre Beniamino, la preghiera del Papa ha sottolineato la Croce e la sofferenza ma anche la Risurrezione, la fede nella Risurrezione. Che messaggio arriva?

R. – Gesù è morto, però non è rimasto sulla Croce: ha vinto la morte. Dunque anche voi che soffrite, che siete perseguitati, che vivete momenti molto difficili in queste terre martoriate: io sono accanto a voi, con le mie preghiere, con la mia comunità, con la mia intera Chiesa. Questo … noi abbiamo sentito questo veramente molto, molto, molto vicino.

D. – Può la preghiera risollevare i cuori di persone che da anni subiscono violenze?

R. – Bisogna ripetere queste cose: bisogna ripetere questi incontri, ripetere questi contatti con la Chiesa universale … Questo è un messaggio continuo! Il Papa apre la porta, però adesso bisogna continuare. Noi abbiamo deciso in questa data, il 30 settembre, ogni anno – ogni anno! – faremo una preghiera alla radice della pace con tutte le nostre comunità: una volta da me, una volta in Europa, una volta in Iraq, se il Signore vuole una volta in altri Paesi … Però, questa data è rimasta nella nostra memoria come la data della pace per le nostre Chiese. E’ così.








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