2016-09-29 11:48:00

Pensioni, Cisl: con la riforma si volta pagina


In Italia ha ricevuto vasta eco l’accordo tra governo e sindacati sulle modifiche al regime pensionistico. Gli investimenti complessivi ammontano a 6 miliardi di euro in tre anni. Si introduce la possibilità di andare in pensione di vecchiaia con 3 anni e 7 mesi di anticipo attraverso il prestito pensionistico (Ape). Previsti anche l’erogazione della 14.ma alle pensioni basse, l’innalzamento della no tax area e i ricongiungimenti contributivi non onerosi. Su queste modifiche del sistema previdenziale, Amedeo Lomonaco ha intervistato il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, responsabile del Dipartimento previdenza e fisco:

R. – La sostenibilità di cui si teneva conto era solo quella finanziaria. Oggi, finalmente, si volta pagina e si pensa alle persone: si pensa all’adeguatezza di questo sistema che si è creato. E questa riforma – questa modifica della legislazione previdenziale - introducendo nuova equità e solidarietà verso chi ha più bisogno - cambia davvero pagina.

D. – Non è però troppo penalizzante accedere all’Ape? Non è eccessivo poi il carico che si richiede al pensionato?

R. – Abbiamo messo in campo una misura che intanto non è obbligatoria: tutto si basa sulla volontà di età della persona. Quindi saranno le singole persone che valuteranno la loro condizione, come progetto di vita e di situazione economica, e sceglieranno se è conveniente ricevere questo prestito pensionistico. Io anche in questo caso voglio far notare che la Cisl si è battuta perché all’interno di questa opportunità fosse creato un canale con un prestito sociale: un Ape social, perché fino ad oltre 1.500 euro lorde c’è la possibilità che la rata di restituzione del prestito sia completamente azzerata da un credito di imposta da parte dello Stato. Quindi in un istituto, che è di carattere volontario ed oneroso, abbiamo introdotto un meccanismo che difende i più deboli.

D. – Tra le criticità indicate, si sottolinea che è stato investito poco per quanto riguarda i giovani…

R. – I giovani hanno delle risposte molto concrete, nell’immediato, e delle prospettive per una seconda fase. Subito dopo la Legge di stabilità si aprirà una seconda fase del negoziato. La prima cosa che però mi interessa dire ai giovani ascoltatori è certamente questa: noi abbiamo eliminato il problema delle ricongiunzioni onerose. Si tratta di questo per fare un esempio: tutti i giovani, dagli anni ’90 ad oggi, che sono entrati nel mondo del lavoro, sono passati – tantissimi di loro – attraverso i contratti di collaborazione. Avevano i contributi inseriti nella Gestione Separata dell’Inps. Quando poi trovano lavoro stabile a tempo indeterminato, entrano all’interno di un’altra gestione dell’Inps. Ricongiungere, mettere insieme i contributi tra la Gestione Separata e il Fondo lavoratori dipendenti era oneroso, cioè costava. Per mettere insieme dieci anni di contributi si pagavano decine di migliaia di euro. Dal primo gennaio 2017 i giovani non avranno più questo onere, e non credo che sia poco per loro. Certo, nella fase due si discute anche della futura adeguatezza delle pensioni dei giovani.

D. – A proposito di adeguatezza, sono sufficienti i sei miliardi stanziati?

R. – Per quanto riguarda il sindacato, avremmo voluto tantissimo ottenere non 6 ma 60 miliardi. Però viviamo una crisi spaventosa dalla quale non siamo ancora usciti. Chiedere di più in questo momento voleva dire collocarsi fuori dalla realtà. Abbiamo ottenuto quanto si poteva ottenere in questa fase: è un punto di partenza e il nostro lavoro continua. La fase due sicuramente necessiterà di nuove risorse. E speriamo che il governo, come questa volta ha fatto molto efficacemente, ci possa ascoltare e possa insieme a noi dare delle soluzioni concrete per i pensionati, per i giovani e per le persone che in pensione ci possono andare, liberando il posto e dando nuove opportunità occupazionali.

D. – Ci sarà dunque – speriamo – una fase due: quante risorse e dove devono essere collocate secondo voi?

R. – Ovviamente ognuno di noi ha delle aspettative. Io ne ho una molto grande: credo che ci sia un problema di adeguatezza delle future pensioni. E credo che il primo elemento per risolvere questo problema di adeguatezza sia quello di rafforzare la previdenza complementare. Dobbiamo rafforzare la futura pensione dei giovani attraverso la previdenza complementare. E poi anche ai pensionati dobbiamo immaginare di restituire un nuovo meccanismo perequativo per le loro pensioni. Più reddito da pensione creerebbe un meccanismo virtuoso di ripresa dei consumi e aiuterebbe il Paese ad uscire dalla crisi.








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