2016-09-28 16:54:00

Peres, uomo disposto a ragionare sul futuro in Medio Oriente


"Se ne va uno dei pochi uomini che ragionavano sul futuro del Medio Oriente. E' questa la sua grande eredità ma anche ciò che ci mancherà di più perché oggi il problema, in quella regione dove si continua ad amministrare il conflitto, è proprio immaginare un futuro. Non c'è questa disponibilità". Il giornalista Giorgio Bernardelli (Mondo e Missione) ricorda la figura di Shimon Peres non dimenticando quanto abbia incarnato tutte le contraddizioni di Israele. "Ricevette il Nobel per la Pace - precisa Bernardelli - ma fu pure uno degli artefici non solo della sicurezza di Israele, gettando le basi - quando era alla Difesa - per la costruzione della centrale nucleare in Neghev, ma anche della spinta agli insediamenti ebraici in Cisgiordania dopo la guerra dei Sei Giorni. Peres è stato il volto del radicamento nella terra e della sua difesa strenua ma insieme il volto di chi ha la capacità di fare un passo oltre e di guardare alla pace. Peres è un grande simbolo di ciò che è Israele, di tante speranze e di tante disillusioni che hanno accompagnato il cammino in Medio Oriente".

 

Massimo Toschi, già Assessore della Regione Toscana alla Cooperazione Internazionale, al Perdono e alla Riconciliazione tra i Popoli, ha conosciuto personalmente Peres, soprattutto in relazione al 'Centro Perez per la Pace' di Tel Aviv, che la Regione tutt'ora contribuisce a finanziare nei suoi progetti di promozione del dialogo tra la società israeliana e quella palestinese. "Ho incontrato Peres nel 2003 - racconta Toschi - quando iniziammo a supportare le attività del Centro, nato per sua intuizione, e avviammo il sostegno economico di un progetto di cura dei bambini palestinesi (finora oltre diecimila) negli ospedali israeliani, non altrimenti curabili nelle altre strutture in loco. La grande idea di Peres è che i bambini fanno la pace e legano quello che la politica continuamente sbriciola. L’incontro con lui - ricorda - fu bellissimo ma anche drammatico. Dopo la guerra di Gaza io gli espressi infatti la mia impressione di follia di quella guerra. Lui, cercando di capire la mia posizione, mi chiese: 'Cosa posso fare io in concreto?'. Gli risposi: 'C’è un macchinario per la radioterapia che non viene fatto entrare a Gaza e ce n’è estremo bisogno'. Dopo due mesi quello strumento riuscì ad entrare". 

Un uomo di grande ascolto, un uomo di compromessi, un visionario che avuto il pregio di sapersi continuamente rimettere in gioco e guardare avanti. Caratteristiche su cui convergono la testimonianza di Toschi e l'analisi di Bernardelli, il quale sottolinea che "è stato più invidiato e famoso all’estero che in patria e non a caso tutti i grandi appuntamenti elettorali lui ha persi". Conclude: "La moderazione dell'ex presidente all’interno della politica israeliana in questi ultimi anni è stata tale al punto anche di portarlo a rischiare la faccia in alcune situazioni. Peres ha dovuto mostrare il volto presentabile del governo nazionale in cui erano presenti esponenti della destra molto più spietata nelle posizioni sul rapporto con i palestinesi". 








All the contents on this site are copyrighted ©.