2016-09-26 13:55:00

Rapporto Oxfam: 2,5 miliardi depredati dalle loro terre


“Custodi della terra, difensori del nostro futuro”, così titola il Rapporto dell’associazione umanitaria Oxfam pubblicato oggi per denunciare il grave e crescente fenomeno dell’accaparramento terriero, ai danni delle popolazioni indigene o autoctone, che vedono negato ogni loro diritto alla proprietà terriera, a favore di soggetti economicamente forti. Roberta Gisotti ha intervistato Giorgia Ceccarelli, responsabile del settore giustizia alimentare di Oxfam-Italia:

R. – E’ un fenomeno globale che investe più di 2,5 miliardi di persone, ovvero uomini e donne appartenenti a popoli indigeni e comunità locali, che abitano una vastità di terra pari a più della metà delle terre emerse nel nostro pianeta. Il problema principale è che di tutta questa terra - effettivamente abitata, coltivata da queste persone – solo il 10% risulta di loro proprietà.

D. – Dott.ssa Ceccarelli, questo fenomeno sta creando problemi di violenze…

R. – E’ vero, si è contato che solo nel 2015, tra gli attivisti a favore della terra e i difensori dell’ambiente, siano state uccise due persone a settimana. E, se pensiamo che la maggior parte dei contratti sulle acquisizioni di terra su larga scala diventeranno operativi nei prossimi mesi ed anni, ciò vuol dire che nel prossimo periodo moltissime persone in più verranno cacciate dalla loro terra, per far posto a grandi investimenti, per far posto allo sviluppo del settore turistico, per far posto allo sviluppo del settore energetico e allo sfruttamento del territorio.

D. – Ecco, lei ha detto “per far posto allo sviluppo”, quindi detto così sembra un fatto positivo, ma c’è un risvolto della medaglia in questo sviluppo…

R. – Esattamente. Si conta che in Africa circa l’80% delle terre siano terre non documentate. E questo che cosa vuol dire? Che effettivamente sono abitate da qualcuno, ovvero da questi popoli indigeni, che però non hanno la possibilità di dimostrare l’effettiva proprietà di quelle terre, che vengono essenzialmente concepite come terra libera, terra governativa, terra che può essere utilizzata per qualsiasi piano industriale e per lo sviluppo di qualsiasi altro settore economico. Solo nel 14% dei casi viene instaurato un dialogo con queste comunità, che vengono dunque informate e rese consapevoli di ciò che succederà nelle loro terre, e a cui vengono accordati anche degli incentivi e delle misure compensatorie per la terra che perdono. Questo, purtroppo, però, succede in rarissimi casi.

D. – E, di questo sviluppo di cui si parla non vanno, in genere, a beneficiare queste popolazioni …

R. – No, la maggior parte no. La disuguaglianza è crescente in tutte le parti del mondo. E’ molto raro che effettivamente queste persone possano beneficiare di alcuni di questi grandi progetti. A volte possono essere sicuramente impiegate in questi progetti e in queste strutture, ma non è sempre così. Comunque, vengono costrette ad affrontare una vita diversa da quella che facevano e vorrebbero continuare a fare.

D. – L’Oxfam lancia una campagna “Diritto alla terra ora”. Come sarà portata avanti?

R. – “Land Rights Now” in realtà è una campagna globale, cui partecipa Oxfam, insieme ad altre 300 organizzazioni. Cercheremo di attivare il più possibile i cittadini su petizioni specifiche. In particolare, parte in questi giorni una petizione per le zone della comunità di Paanama nello Sri Lanka, una comunità che dal 2010 è stata sfrattata - in modo molto violento e nel giro di una sola notte - dalle proprie terre. Si tratta di 350 famiglie che stanno lottando da sei anni per rientrare nelle loro terre, che sono state utilizzate dal governo per costruire una nuova base militare e per sviluppare il settore del turismo. Va ricordato, inoltre, che un governo neoeletto l’anno scorso ha effettivamente decretato che quelle terre sono degli indigeni e che vanno restituite, ma purtroppo per questioni burocratiche e di corruzione a livello locale, a distanza di più di un anno, ancora non si è fatto nulla per restituire neanche un ettaro di terra usurpata.








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