Il brutale assassinio dell'intellettuale e attivista politico giordano Nahed Hattar, ucciso ieri a Amman davanti all'ingresso del tribunale, provoca lo sdegno e il cordoglio anche dei cattolici giordani. L'arcivescovo Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme, esprime la riprovazione di tutta la comunità per l'efferato delitto, che comunque a suo giudizio non va presentato come un crimine causato da un movente di natura religiosa. “Il fattore scatenante” riferisce all'agenzia Fides l'arcivescovo Lahham, “è politico-ideologico. E non religioso”. Un concetto espresso anche in un comunicato diffuso dal vicariato patriarcale, dove si rimarca che “le differenze politico-ideologiche devono essere trattate e affrontate con gli strumenti del dialogo e del confronto, e non devono mai portare alla morte e allo spargimento di sangue”.
Non compromettere l'unità nazionale
Il comunicato del vicariato contiene anche un'invocazione all'Onnipotente affinchè
“protegga la nostra cara Giordania da ogni intendimento che punta a compromettere
l'unità nazionale, e il Paese si rafforzi sotto la guida di Sua Maestà il Re Abdallah
II Ibn al Hussein”. Il messaggio esprime anche le condoglianze a tutti i familiari
dell'intellettuale assassinato. Nahed Hattar apparteneva a una famiglia cattolica
di rito latino, ma non era credente. Già da studente era conosciuto per la sua adesione
militante a posizioni politiche ipercritiche di sinistra. In passato aveva in più
occasioni dovuto difendere in tribunale le sue opinioni, anche dall'accusa di aver
denigrato la Monarchia Hascemita.
Hattar aveva risposto alle accuse autodefinendosi non credente
Ad agosto, l'intellettuale 56enne era stato chiamato a giudizio per aver condiviso
su facebok una vignetta intitolata “il dio di Daesh”, in cui si ritraeva un noto jihadista
dell'auto-proclamato Stato Islamico (Daesh) e recentemente ucciso da un raid americano,
mentre nella sua tenda in paradiso, a letto con due donne, ordinava a Dio in maniera
sprezzante di portargli un bicchiere di vino. Il rilancio della vignetta da parte
del noto intellettuale aveva suscitato reazioni risentite sui social media, con attacchi
feroci che colpivano Hattar anche in quanto “cristiano”. Lui aveva risposto alle accuse
autodefinendosi “non credente”, mentre i gruppi islamisti facevano appello alle autorità
civili chiedendo che fossero perseguiti per legge quanti diffondono materiale che
mina l'unità nazionale. Contro Hattar era stato spiccato un mandato d'arresto il 12
agosto. L'intellettuale era stato rinviato a giudizio, anche con l'accusa di aver
diffuso “materiale teso a colpire il sentimento e il credo religioso”.
Mons. Lahham si augura che i parlamentari islamisti entrino nella dialettica
politica
I risultati delle elezioni legislative giordane svoltesi la scorsa settimana hanno
confermato che il blocco guidato dal Fronte d'Azione Islamico, braccio politico dei
Fratelli Musulmani nel Regno Hascemita, è tornato in Parlamento, ottenendo 15 seggi
su 130, dopo che le forze islamiste avevano boicottato le elezioni legislative nel
2010 e nel 2013. Si tratta del blocco politico più compatto e organizzato, visto che
gli altri candidati eletti sono in buona parte rappresentanti di gruppi clanici o
tribali uniti tra loro soltanto dal condiviso lealismo nei confronti della Monarchia
Hascemita. “In ogni caso” ha riferito a Fides l'arcivescovo Lahham “non è detto che
i parlamentari islamisti si porranno in una posizione di opposizione frontale nei
confronti dell'attuale assetto politico della Giordania: gli elementi più fanatici
non sono stati eletti, e quelli tra loro che sono entrati in Parlamento rappresentano
l'ala politica più competente, in grado di trattare con gli altri parlamentari e con
il governo secondo le logiche proprie della dialettica politica”. (G.V.)
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