2016-09-22 14:00:00

Terra Santa: l'ingresso di mons. Pizzaballa a Gerusalemme


“Accogliere, ascoltare, discernere e, insieme, orientare il cammino della Chiesa per i prossimi anni”. Ha ribadito tutta la sua volontà di “costruire strade e ponti e non muri”, mons. Pierbattista Pizzaballa, nuovo amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, che nel pomeriggio di ieri - riferisce l'agenzia Sir - ha ufficialmente fatto il suo ingresso a Gerusalemme. 

Il diavolo, che è all’origine delle divisioni, sembra avere preso casa a Gerusalemme
Un discorso dal sapore programmatico quello del presule nel quale non ha nascosto la difficoltà del compito che l’attende, “non sono ingenuo” ha detto, sapendo bene che “dopo la gioia della trasfigurazione, c’è la discesa dal Monte, nella vita ordinaria e quotidiana, con il suo carico di gioie certamente, ma anche di problemi, sofferenze e divisioni. E a Gerusalemme, e più in generale in Terra Santa, le divisioni non mancano”. “E sono dure, feriscono nella nostra vita quotidiana” ha rimarcato mons. Pizzaballa, elencando una lista di criticità che ben conosce, dopo 12 anni (2004-2016) trascorsi come custode di Terra Santa. “Lo costatiamo continuamente: nella vita politica e sociale, con un conflitto politico che sta logorando la vita di tutti, nella dignità offesa, nella mancanza di rispetto dei diritti basilari delle persone; le vediamo anche nelle relazioni intra-religiose, tra le nostre chiese e non di rado anche all’interno delle nostre rispettive Chiese. Il diavolo, che è all’origine delle divisioni, sembra avere preso casa a Gerusalemme”.

Nel contesto lacerato e diviso della Terra Santa, dare testimonianza di unità
​La risposta alle divisioni, per mons. Pizzaballa, è una soltanto: “Essere Chiesa, cioè dare la nostra testimonianza di unità. Qui, in questo contesto lacerato e diviso, insomma il primo annuncio da dare è l’unità, che comincia da noi, all’interno della nostra casa”. Per coinvolgere anche gli ortodossi, ribadendo al Patriarca greco ortodosso della Città santa “la volontà di operare per la comunione e l’armonia vicendevole”. Perché, ha concluso l’amministratore apostolico, “non possiamo permetterci di dare lezioni di dialogo al mondo, se tra noi regnano le divisioni e la sfiducia! Dobbiamo, vogliamo allora diventare esperti di una vita che viene dalla croce, che non si rassegna alla morte, ma la vince con l’amore”. (R.P.)








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