2016-09-21 14:43:00

P. Fortunato: da Assisi la risposta ai fondamentalismi


“Chiedo a nostro Signore di benedire tutti i fratelli di questo convento. Che li colmi di pace in maniera che possano trasmettere la pace a ciascuno di noi”. Auspico che conservino la 'conventualità' e la 'minorità'. “Sono gli auguri di questo fratello minore e servo”. E' questo il testo della dedica autografa che Papa Francesco ha lasciato scritta ai frati del Sacro Convento di Assisi il 20 settembre prima dell'incontro di pace.  Lo rende noto il direttore della sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato.

Il Sacro Convento di Assisi è stato il fulcro della Giornata di preghiera per la pace a 30 anni da quella convocata nello stesso luogo da Giovanni Paolo II. Eal microfono di Massimiliano Menichetti, padre Enzo Fortunato, mette in risalto l’importanza delle ore trascorse in preghiera da Papa Francesco e dai leader religiosi nella città francescana:

R. – Io direi una giornata memorabile, che dovremmo “sfogliare” continuamente, per il dialogo interreligioso, per la costruzione della pace nella nostra società e nel mondo. Di fronte ad una guerra a pezzi, come l’ha definita Papa Francesco, da Assisi parte una “pace a pezzi”, lenta, faticosa, inesorabile e che raggiungerà il suo obiettivo. E poi i tre cammini che dovremmo percorrere: bisogna avere il coraggio di denunciare le situazioni di sopruso e di violenza e questa è stata la prima parte del discorso del Papa. Bisogna avere il coraggio di denunciare anche la strumentalizzazione della fede sulla violenza e il Papa ha citato il nome e il cognome di quelle situazioni in cui Dio viene utilizzato impropriamente. E alla fine, la frase che ha concluso il discorso la pace è una responsabilità universale, appartiene cioè a tutti ed è una realtà artigianale e ci impegna quotidianamente. Se questo è sul versante cristiano, sul versante islamico io credo che l’Indonesia, con il suo più alto rappresentante – più di 4 milioni e mezzo di islamici sono stati rappresentanti su questo palco, ed era un rappresentante ma poi c’erano 26 delegazioni – ha avuto il coraggio di dire che nell’islam c’è un problema ed è il problema delle giovani generazioni, che strumentalizzano la fede per la violenza. Detto qui ad Assisi credo che sia un grande monito per l’islam, ma anche una grande responsabilità.

D. – San Giovanni Paolo II disse anche questo: “L’impegno parte da tutti per la pace”. Qui si è aggiunto anche: “nella tutela del Creato”…

R. – E’ evidente, quando c’è la guerra si distrugge l’uomo e la casa comune, che è chiamata a custodire l’uomo e cioè la terra. Quindi, le cose vanno insieme e i leader religiosi lo hanno richiamato in maniera molto chiara. Anche Bartolomeo I, quando ha detto: “Noi dobbiamo riandare nelle case, dobbiamo far sì che nelle case non manchi né acqua e né pane”, ecco sono affermazioni forti che ci dicono che l’ambiente viene ferito profondamente dalla guerra.

D. – Cosa parte da Assisi, dunque?

R. – Da Assisi parte l’impegno concreto di ogni giorno per la pace. E direi che Assisi è la risposta ai fondamentalismi, è la risposta alla violenza. Assisi è pace. Il nome di Dio è pace.

Entusiasmo e gratitudine per l’evento interreligioso si colgono anche nella prole del sindaco di Assisi, Stefania Proietti:

R. – Il bilancio è assolutamente positivo! Assisi si è innalzata: credo sia stata questa la sensazione di tutti quelli che erano nelle piazze, che erano sopra a quel palco. Si è innalzata con questa preghiera potentissima per la pace, in tutti i posti che abbiamo sentito nel mondo, con la presenza di tutti questi leader religiosi e la presenza autorevolissima, riconosciuta da tutti, del Santo Padre. Credo che anche il cielo e il creato abbiano voluto sottolineare questo aspetto di luminosità, di sole. Adesso, noi amministratori di questa città ci sentiamo sulle spalle veramente la responsabilità grande – ma è un giogo leggero però – di tenere Assisi a questo livello, per farla diventare un richiamo per il mondo per la pace. Quella pace che non è solo portare pace e messaggi nei Paesi in guerra, ma pace che nasce dai cuori e dai gesti di ciascuno di noi.

D. – Concretamente come si fa?

R. – Lo ha detto il Papa: vincendo l’indifferenza! E’ il primo passo. Non cambiare canale quando vediamo bambini che muoiono, persone che rischiano la loro vita e quella dei loro figli per fuggire dalla miseria nera: a questo non si può rimanere indifferenti. Questo è il primo passo: questo schiaffo che dobbiamo dare a quella globalizzazione dell’indifferenza che un certo mondo ci vuole imporre. Da lì, poi, i passi vengono spontanei. Rinnovare la sobrietà dei percorsi di vita che vanno verso gli altri, verso la cura del Creato, verso la pace: lo hanno detto tutti i leader religiosi. Questo, però, è il primo passo concreto: vincere l’indifferenza e cominciare a camminare.

R. – Il bilancio è assolutamente positivo! Assisi si è innalzata: credo che sia stata questa la sensazione di tutti quelli che erano nelle piazze, che erano sopra a quel palco. Si è innalzata con questa preghiera potentissima per la pace, in tutti i posti che abbiamo sentito nel mondo, con la presenza di tutti questi leader religiosi e la presenza autorevolissima - riconosciuta da tutti – del Santo Padre. Credo che anche il cielo e il creato abbiano voluto sottolineare questo aspetto di luminosità, di sole. Adesso noi amministratori di questa città ci sentiamo sulle spalle veramente la responsabilità grande – ma è un giogo leggero però - di tenere Assisi a questo livello, per farla diventare un richiamo per il mondo per la pace, quella pace che non è solo portare pace e messaggi nei Paesi in guerra, ma pace che nasce dai cuori e dai gesti di ciascuno di noi.

D. – Concretamente come si fa?

R. – Lo ha detto il Papa: vincendo l’indifferenza. E’ il primo passo. Non cambiare canale quando vediamo bambini che muoiono, persone che rischiano la loro vita e quella dei loro figli per fuggire dalla miseria nera: a questo non si può rimanere indifferenti. Questo è il primo passo: questo schiaffo che dobbiamo dare a quella globalizzazione dell’indifferenza che un certo mondo ci vuole imporre. Da lì, poi, i passi vengono spontanei. Rinnovare la sobrietà dei percorsi di vita che vanno verso gli altri, verso la cura del Creato, verso la pace: lo hanno detto tutti i leader religiosi. Questo, però, è il primo passo concreto: vincere l’indifferenza e cominciare a camminare.








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