2016-09-20 13:53:00

Assisi: le testimonianze dei cardinali Kasper e Montenegro


In un mondo sfigurato dalla violenza, dalle guerre e il terrorismo, il dialogo è l’unica strada possibile che ha l’umanità. Ne è convinto il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del dicastero per l’Unità dei Cristiani, intervistato da Massimiliano Menichetti:

R. – Il dialogo è l’unica risposta alla violenza che sperimentiamo oggi nel nostro mondo. Il dialogo può unire e guidare alla pace.

D. – Che cosa nasce da questa giornata di Assisi?

R. – Due cose: in primo luogo l’amicizia; l’amicizia è il collante di ogni società e senza amicizia non possiamo avere nulla. In secondo luogo, anche il valore della preghiera, perché la preghiera cambia il nostro cuore, e Dio può anche entrare nel cuore dell’altro e cambiarlo. E così la preghiera è fondamentale per la pace nel mondo.

D. – Nel mondo c’è il terrorismo: come si esce da questa spirale di violenza?

R. – Attraverso il dialogo e la preghiera. E si deve convincere gli altri che la violenza non è una soluzione ai problemi, ma questi possono essere risolti soltanto tramite il dialogo, la giustizia e la misericordia.

Di speranza per il futuro dopo questo incontro di pace parla - al microfono del nostro inviato - Massimiliano Menichetti, il presidente della Caritas italiana, il cardinale Francesco Montenegro:

R. – Se la pace è una costruzione che il Signore vuole realizzare in questo mondo, dandoci poi tutto il materiale per poterla realizzare, credo che questi giorni siano un momento in cui dei mattoni in più sono messi per la costruzione di questa casa: una casa che deve accogliere tutti.

D. – “I rifugiati ci interpellano”: è il titolo della Tavola Rotonda da lei presieduta…

R. – Il titolo un po’ mi ha messo in difficoltà… Perché quali rifugiati ci interpellano? Quelli che sono riusciti a superare il mare e a venire nella nostra terra o ci interpellano quelli che sono rimasti per strada, quelli che sono morti? E quelli, oltre ad interpellarci, ci graziano; e noi non possiamo accettare le morti di altri uomini con quasi indifferenza o con un “poveretti” soltanto. È una storia che si mette di fronte alla nostra storia. E la lezione che ci danno i morti è che dobbiamo evitare che altri muoiano come loro. E allora siamo interpellati ad aiutare gli altri a vivere e questo diventa l’impegno di tutti.

D. – Che cos’è il dialogo?

R. – Il dialogo è la parola dell'altro che che entra dentro di me e si deposita nel cuore. il dialogo è incontro di cuori: dove io metto in gioco il mio cuore, l’altro che mi parla con il suo e insieme tentiamo di trovare una soluzione.

D. – Questo incontro si fonda sulla preghiera: la preghiera è concreta?

R. – Le due “p” si confondono e si uniscono. Scrivo la “p” di preghiera e la “p” di pace e il risultato sarà lo stesso: tutti e due ci teniamo per mano.








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