2016-09-18 11:25:00

Il Papa saluta Assisi. Sorrentino: davanti a Dio, poveri saranno giudici o avvocati


Bisogna entrare nello spazio dei poveri per poter incontrare Dio. Così in sintesi il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, nell’omelia per la solenne celebrazione eucaristica che si è tenuta questa mattina, alla presenza dei rappresentanti delle Chiese cristiane e delle comunità ecclesiali. Nel pomeriggio è atteso l’arrivo del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, per l’Assemblea che apre l’incontro internazionale “Sete di Pace: religioni e culture in dialogo”, di cui ha parlato anche il Papa all'Angelus. Il nostro inviato ad Assisi, Massimiliano Menichetti:

Sotto un cielo plumbeo, nella stupenda cornice della Basilica Superiore di San Francesco gremita di fedeli, pellegrini e volontari, mons. Sorrentino centra la sua omelia guardando all’odierna liturgia la quale denuncia “l’avidità insaziabile” di pochi che “produce lo sterminio dei poveri”:

“È la condizione in cui versa ancora il nostro mondo, dove un pugno di possidenti si è accaparrata la massima parte dei beni e uno smisurato esercito di poveri è privo del necessario. Agli schiavisti di tutti i tempi il Signore annuncia il suo giudizio: egli non dimenticherà!"

Questo è “un discorso che riguarda l’etica della giustizia e della solidarietà” - spiega - ma “prima ancora è rivelazione del volto di Dio”. Poi con forza domanda: “Da che parte sta Dio”?

“Non c’è dubbio: dalla parte dei poveri. È lì, dunque, nello spazio dei poveri che bisogna portarsi, per poterlo incontrare”.

Il vescovo aggiunge che “tutti i beni vengono da Dio”, cita Giobbe e ricorda che l’uomo è nudo quando nasce e muore. Evidenzia che Francesco d’Assisi volle ritornare a questa condizione “per libera scelta” restituendo ogni suo avere, “anche i vestiti”:

"Solo con la consapevolezza di questa nudità possiamo sentire la bellezza del dono di Dio. Solo con questa profonda coscienza della condizione umana possiamo anche aprirci alla sofferenza dei fratelli".

“Gesù - rimarca mons. Sorrentino - enuncia un principio di incompatibilità” tra l’amare Dio e “quegli attaccamenti invisibili del cuore che sono i nostri idoli”, ed indica la “direzione della carità”:

“Non basta liberarsi dalla schiavitù del denaro. Occorre farlo in vista di un mondo giusto e fraterno”.

E’ il legame tra gli uomini, figli di Dio, che il prelato mette più volte in evidenza ribadendo che “al momento della nostra morte” il Creatore “ascolterà a nostro favore la supplica dei poveri che abbiamo amato e servito”:

“I poveri saranno i nostri giudici severi o i nostri avvocati. È un ragionamento che ha il sapore di una minaccia, ma soprattutto quello di un incoraggiamento. Come se Gesù ci dicesse: coraggio, provate ad amare”!

Mons. Sorrentino guarda ad un “mondo di fraternità e di pace” costruito sulla grande verità, ovvero che per salvarci Cristo “ha dato se stesso in riscatto per tutti”.

“Il nostro ritrovarci in Assisi in nome della pace non mette in parentesi questa verità, anzi poggia su di essa. Una verità da vivere e da annunciare”.

“Una verità che si fa preghiera” - prosegue - ricordando che “San Giovanni Paolo II intuì, trent’anni fa, con l’iniziativa dello spirito di Assisi, che, per costruire la pace, bisogna far leva proprio sulla forza della preghiera”. Poi l’auspicio:

“Sia questo lo spirito di Assisi che viviamo in questi giorni alla scuola di Gesù e del suo servo Francesco, in cordiale dialogo con tanti credenti, pur di diversa ispirazione, in preghiera con noi”.

 








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