2016-09-13 14:21:00

Afghanistan: verso accordo di pace con Hekmatyar


In Afghanistan il presidente Ashraf Ghani ha rivelato che sarebbe prossimo un accordo di pace con il cosiddetto “signore della guerra”, Gulbuddin Hekmatyar. Secondo il capo dello Stato l’intesa potrebbe aprire la strada per un ritorno alla politica di Hekmatyar. Il passo annunciato, nelle speranze di Ghani, costituisce un tassello importante nel processo di pacificazione del Paese. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Margherita Paolini, responsabile del master on line della rivista di Geopolitica, “Limes”:

R. - Hekmatyar è sempre stato nell’ombra, pronto a rientrare in uno senario politico afghano da cui era uscito diversi anni fa; anche il suo movimento si era ormai disperso. È un’icona come vecchio mujaheddin, però è anche molto screditato per tutto quello che è accaduto subito dopo il ritiro dei russi. Basta ricordare i bombardamento di Kabul che per quattro anni ha prodotto un numero di vittime superiore a tutta la guerra.

D. - Quale ruolo può avere in Afghanistan oggi Hekmatyar?

R. - È un personaggio ambiguo ma che può svolgere un ruolo. Ghani non è riuscito a venire a capo di un accordo con i talebani. Tutto il gruppo pashtun non si riesce a mettere insieme un accordo con il governo; quindi può svolgere un ruolo di mediatore. Naturalmente se c’è un vantaggio per Ghani di trovare qualcuno nel trattare con i vari gruppi, c’è anche un vantaggio per Hekmatyar di rientrare. Secondo me, con questo accordo un passo in avanti è stato fatto.

D. - Guardando al Paese globalmente è possibile pensare oggi ad un Afghanistan in cammino verso la pacificazione?

R. - L’Afghanistan è un Paese con una grande tradizione culturale nazionale. Ma purtroppo in questo momento è un pezzo di territorio inserito in uno scenario in cui abbiamo l’Iran, il Pakistan, l’India e le repubbliche centroasiatiche. Purtroppo questo Paese è la cartina di tornasole dei rapporti tra tutte queste potenze confinanti, perché comunque la contrapposizione Pakistan-India nonostante gli sforzi continua ad esserci, il discorso dell’Afghanistan come possibile trampolino di forze eversive nei confronti dell’Asia centrale e poi c’è il discorso dell’Iran che comunque tende a bilanciare: se perde qualcosa ad Ovest verso la Siria, nelle sue possibilità cerca di avere un controllo della situazione ad Est.








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