2016-09-12 14:04:00

Siria: attesa per la tregua. Di nuovo accessibile centro di Aleppo


Attesa carica di speranza in Siria, dove al tramonto scatterà la tregua fra le varie forze in lotta concordata da Stati Uniti e Russia sabato scorso. La sospensione delle ostilità durerà almeno una settimana ed è stata accolta con favore da tutti i principali attori coinvolti nel conflitto: dal governo di Damasco, dall’Iran, dalla Turchia, dalle milizie sciite e dai ribelli sostenuti da Washington. Solo il gruppo Ahrar al-Sham, una delle fazioni armate che combatte ad Aleppo ha rifiutato l'intesa raggiunta. Altro discorso è la lotta contro lo Stato Islamico e i gruppi jihadisti che proseguirà e potrebbe essere coordinata da una cabina di regia russo-americana. E a poche ore dal cessate il fuoco, il Presidente siriano Bashar al-Assad è tornato a farsi vedere in pubblico, recandosi in una moschea in un sobborgo di Damasco riconquistato dalle forze governative. Dal canto suo, il Presidente turco Erdogan ha annunciato l'invio di aiuti umanitari ad Aleppo e in altre località del nord della Siria. E proprio su Aleppo ieri sera si sono registrati nuovi raid russi sui quartieri controllati dall'opposizione, almeno 10 le vittime. Violenze anche in altre zone della Siria: oltre cento i morti dall’annuncio della tregua. Per un commento sull’accordo e un punto sulla situazione umanitaria, Marco Guerra ha sentito il vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria mons. Antoine Audo:

R. – Tutta la gente, soprattutto ad Aleppo, aspetta questa decisione, questo cambiamento. Speriamo, ma sono sei anni che soffriamo tanto; speriamo che ci siano segni di pace e di riconciliazione. Speriamo.

D. - Ad Aleppo, com’è la situazione umanitaria? Dicono che questa tregua serve anche a far arrivare gli aiuti alle popolazioni assediate dalle violenze, dai combattimenti. Quindi lei si sta organizzando per portare degli aiuti anche con la Caritas?

R. - Insieme alla Caritas il nostro lavoro continua. Nel centro della città le macchine possono di nuovo arrivare; c’è cibo, non come un mese fa, quando ci sono stati dieci giorni continui di combattimento. Ma sembra, ho sentito dire, che i gruppi armati continuano a far cadere bombe al centro della città; penso si tratti forse dei combattenti dell’Is o di al Nursa che non sono contenti di questa decisione. Vedremo come le cose andranno questa sera.

D. - Quindi lei avverte un miglioramento della situazione, ma le riferiscono che ci sono ancora violenze  e combattimenti?

R. - Si continua. Fino a ieri e l’altro ieri cadevano bombe in questa regione. Ho avuto notizie di questo dal mio vicario.

D. - I cristiani, la comunità cristiana come ha accolto invece questa tregua?

R. - Con gioia, ma nello stesso tempo non ci crediamo più. Dopo sei anni di violenze, speriamo; tutti dicono speriamo che non ci siano più violenze e che la gente possa tornare ad Aleppo. Per noi la cosa più importante è assicurare la pace e soprattutto la continuità della presenza cristiana, ad Aleppo in maniera particolare,  ma in tutta la Siria. Questo è quello che vogliamo.

D. - Cosa chiedete adesso alle autorità, al governo di Damasco? Auspicate che si arrivi anche ad un accordo politico?

R. - Si, speriamo; lo abbiamo ripetuto parecchie volte dall’inizio della guerra. Non c’è una soluzione militare; quelli che cercano una soluzione militare vogliono distruggere la Siria. C’è bisogno di una soluzione politica perché la Siria possa continuare a vivere come Stato indipendente in pace, con lavoro e con la possibilità  per tutti di poter vivere insieme.








All the contents on this site are copyrighted ©.