2016-09-10 16:30:00

Come cambiano le emozioni dei giovani nell'era dei social


Si è svolto a Padova un convegno promosso dal Messaggero di Sant’Antonio e dell’Ufficio diocesano di pastorale dell’educazione e della scuola intitolato “Tu chiamale emozioni, tra mente e cuore”. L’iniziativa ha avuto l’obiettivo di analizzare l’influenza delle emozioni nei nostri comportamenti e nell’educazione, con un taglio interdisciplinare e interreligioso. Nell'incontro, tra i numerosi temi presentati, si è trattato in particolare del linguaggio delle emozioni nei giovani nell'era dei social. Maria Carnevali ha intervistato lo psichiatra e psicoterapeuta dell’adolescenza Gustavo Pietropolli Charmet, tra i relatori del convegno:

R. – Sono proprio le energie vitali che salgono dal corpo e diventano poi azione, pensiero … e ovviamente nei ragazzi questa energia è molto forte e a volte difficilmente controllabile. Quello che mi sembrava interessante, da un punto di vista educativo, è segnalare che questa generazione di adolescenti sperimenti delle emozioni e delle motivazioni un po’ diverse rispetto alle generazioni precedenti perché non sono più propensi ad accettare le regole, l’autorità, il rispetto nei confronti dell’autorità o dell’autorevolezza dei personaggi che hanno al loro cospetto. Se dovessimo guardare le emozioni più problematiche e più negative, una certa fragilità, una certa pericolosità che mette in difficoltà rispetto all’eventualità di sentirsi umiliati, messi da parte, oggi c’è più una paura di non essere adeguati ai canoni estetici, ma anche a quelli di successo e di affermazione sociale di questa generazione, con tutta una serie di conseguenze che in alcuni casi possono essere assai problematiche.

D. - È vero che davanti ad un monitor ci si sente più liberi di esprimersi? Perché?

R. - Perché nelle relazioni virtuali quello che conta è l’assenza del corpo, cioè l’assenza dell’altro. Quindi l’abolizione della barriera del pudore e quindi una notevole spudoratezza nei casi più evidenti e conclamati può portare ad un linguaggio particolarmente violento come il cyberbullismo, gli eccessi di pornografia, di esibizione della propria corporeità, di spudoratezza nelle condotte di corteggiamento e di seduzione. Quindi all’interno dello schermo ci può essere l’immagine di un altro, lo schizzo di un altro, però non c’è il corpo dell’altro e quindi questo giustifica una rivelazione.

D. - La virtualità richiede una nuova e diversa attenzione educativa. Come affrontare i problemi della rete?

R. - Ci vorrà del tempo per questo, perché l’educazione dei ragazzi all’uso del mezzo, cioè riuscire a capire che sono padroni e devono dominarlo e non essere dominati o influenzati dalla caratteristiche di quest’ultimo richiede molto tempo. Bisognerebbe riuscire ad educare i ragazzi fin dai primissimi anni di vita a gestire la comunicazione virtuale utilizzandola al fine di realizzare maggiore amicizia, maggiori contatti e conoscenze. Rimarrà sempre nei ragazzi l’impressione che le informazioni che si ottengono attraverso internet siano già cultura. In realtà sono solo informazioni.

D. - Anche la Chiesa può avere un ruolo in un processo di nuova educazione al rapporto tra l’emotività e la virtualità?

R. - Penso sicuramente di sì. È sempre stato così e sarà così anche in questa occasione. Credo che questi nuovi modi di mettersi in comunicazione, come i social network, richiedono da parte degli adulti una certa modestia, quindi mettersi a studiare, cercare di capire, documentarsi e non pretendere di sapere e di giudicare in base ad analogie.

D. - Quale rapporto sussiste tra emozioni, razionalità e fede?

R. - Sono strettamente collegate fra di loro, perché la spiritualità che dà accesso alla fede è strettamente connessa a quello che succede anche a livello razionale e a livello emotivo, relazionale e a livello simbolico quindi a livello educativo nel contesto di vita.

D. - In questo seminario si è voluto sradicare l’immediata contrapposizione tra la testa e il cuore. Quale rapporto sussiste tra queste due forze nell’agire umano?

R. - Sono destinate nei mammiferi superiori a collaborare intensamente tra di loro. La testa interpreta il linguaggio dei sentimenti delle emozioni, lo trasforma in linguaggio, lo trasforma in comportamento, in relazione. Il cuore è l’energia, ma io credo che l’educazione abbia proprio come obiettivo principale quello di aiutare i ragazzi a stabilire un contatto armonioso tra il cuore e il cervello.

 








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