2016-09-08 11:46:00

La famiglia produce ricchezza: perché nessuno la calcola?


“La famiglia al centro dell’economia: la via d’uscita dalla crisi”: è la sfida e tema della conferenza promossa dalla Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche (Fafce) che si è tenuta ieri a Bruxelles. Nell’indirizzo di saluto, padre Olivier Poquillon, segretario generale della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea, ha ribadito la centralità di quella che è la cellula base della società. Antoine Renard, presidente della Federazione, ha sottolineato che "l'Europa è prima di tutto una comunità di persone". Durante il dibattito è stato sottolineato che “la famiglia non è un soggetto passivo, ma genera ricchezza e stabilità per l’intero continente”. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente a Bruxelles il prof. Vincenzo Bassi, consigliere centrale dell’Unione giuristi cattolici e membro del direttivo del Forum delle famiglie in italia:

R. – La famiglia non ha soltanto un ruolo sociale, ma anche economico: produce ricchezza e questa non è stata mai calcolata. E soprattutto questa ricchezza non viene considerata a livello europeo, ad esempio nei parametri di Maastricht. Proprio ieri abbiamo raccontato come, grazie alla forza economica e all’efficienza delle famiglie, anche Paesi come l’Italia sono riusciti a gestire la crisi economica in maniera efficiente. Il debito privato in Italia è bassissimo e la capacità di risparmio delle famiglie è una grossa risorsa. Questa capacità per tutto il nostro continente – la nostra Europa – è una risorsa per uscire da una crisi che è certamente economica, ma anche sociale.

D. – A livello economico, è quantificabile questa ricchezza della famiglia?

R. – Il problema è esattamente questo: nessuno ha mai pensato di misurarla. C’è un problema di fondo: sembra che abbia un valore economico solo ciò che è remunerato. Ma l’economia è qualcosa di più: non tutto ciò che ha un valore economico è remunerato in termini di corrispettivo; e questo è esattamente il punto. Non dimentichiamo che la parola “economia” significa proprio gestione della casa, gestione della famiglia. Per cui questa radice di economia dovrebbe prevalere sullo scambio degli equivalenti e del corrispettivo. All’interno della famiglia il valore economico non viene misurato in termini di corrispettivi. Questo è un fatto che noi, all’interno delle nostre associazioni nazionali ed europee, dobbiamo cercare di divulgare, nella speranza che ci sarà qualcuno che finalmente vorrà quantificare quello che nella realtà tutti viviamo e vediamo.

D. – Ma concretamente adesso come agirete?

R. – In queste ore stiamo andando ad incontrare dei parlamentari europei. Domani parleremo con i banchieri; dopodomani parleremo con gli imprenditori. E certamente ci faremo aiutare anche dalle scienze sociali: il diritto, l’economia… Tutti devono cominciare, così come avveniva in passato, a mettere la famiglia al centro del sistema, ma non come un soggetto che brucia ricchezza, bensì come soggetto che questa ricchezza la crea per il presente e il futuro. Noi vogliamo che le famiglie vengano riconosciute nell’ambito del mondo bancario non come soggetti che consumano, ma come soggetti che investono: investono in beni durevoli e in capitale sociale. Noi vogliamo che gli imprenditori capiscano che le famiglie solide rendono le loro imprese più efficienti. E vogliamo che le istituzioni politiche capiscano che l’assistenza, se rivolta alle famiglie, non è in quel caso un bene improduttivo – che non produce ricchezza – ma si tratta di investimenti in capitale sociale. Perché le spese di welfare, che sono rivolte alle famiglie, permettono a queste ultime di esercitare meglio la loro funzione, certamente sociale, ma anche economica.

D. – Come si traduce questo in politiche concrete a livello nazionale?

R. - Tanto per dirne una: se le imprese hanno la possibilità di dedurre i costi direttamente inerenti alla propria attività produttiva, non vedo perché questo non possa essere fatto anche per le famiglie. I pannolini, che sono dedotti da un’impresa che svolge attività di asilo nido, non sono dedotti da una famiglia; eppure l’uso è lo stesso: questa è una contraddizione. Le banche devono cominciare a finanziare non il consumo, le vacanze, i telefonini – beni voluttuari –; ma devono iniziare a finanziare anche beni durevoli. Acquistare una macchina sette posti con una famiglia numerosa ha una funzione diversa dall’acquistare beni voluttuari.








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