2016-09-07 07:40:00

Siria: opposizione, attacco governativo con gas cloro ad Aleppo


Siria, nuovo attacco con gas cloro da parte delle forze governative ad Aleppo. A denunciarlo sono gli attivisti dell'opposizione siriana, mentre i combattenti del sedicente Stato islamico (Is) sono costretti ad una graduale ritirata anche in Iraq. Sentiamo Giada Aquilino:

A parlare sono le immagini delle vittime più piccole della guerra in Siria. Bambini che tossiscono, che faticano a respirare, che piangono. L’opposizione siriana e alcuni soccorritori della parte orientale di Aleppo, controllata dai ribelli e assediata dalle forze lealiste, hanno diffuso le prove e Al Jazeera parla di un morto e decine di intossicati, forse un'ottantina nel quartiere di Al Sukkari. Dopo una serie di attentati kamikaze con decine di vittime compiuti negli ultimi giorni nelle aree sotto il controllo delle truppe di Damasco, lo Stato islamico ha distrutto due carri armati turchi ad Al Rai, nel nord, con un bilancio di almeno 3 vittime, e compiuto un’azione suicida contro un raggruppamento di miliziani filo turchi. Oggi a Londra, intanto, l'Alto comitato per i negoziati dell'opposizione siriana presenta la propria proposta per una soluzione della crisi alla riunione dei ministri degli Esteri dei principali Paesi del gruppo 'Amici della Siria', ossia Francia, Stati Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Italia, Ue, Turchia e Regno Unito. Nell’Iraq settentrionale, il Programma alimentare mondiale dell’Onu è riuscito a distribuire cibo agli oltre 30 mila abitanti di Qayyarah, liberata dal controllo dei gruppi jihadisti, dopo due anni di isolamento.

E intanto è stallo sull'accordo tra Stati Uniti e Russia riguardante il cessate il fuoco in Siria. All’incontro in Cina, a margine del G20, tra Barack Obama e Vladimir Putin, è parso chiaro come Washington voglia una tregua complessiva fra il regime di Assad e i ribelli su tutto il territorio, mentre Mosca punti ad una soluzione parziale, a seconda delle città. Giada Aquilino ne ha parlato con Fulvio Scaglione, giornalista di Famiglia Cristiana e profondo conoscitore dell’aera:

R. – Stati Uniti e Russia hanno interessi strategici completamente divergenti: l’interesse di Washington è proteggere i Paesi mediorientali alleati, che sono soprattutto le “petromonarchie” del Golfo Persico; queste, a loro volta, sono le grandi animatrici e finanziatrici dell’estremismo islamico, che in Siria ha l’obiettivo di rovesciare il regime di Assad. Putin ha il desiderio e l’esigenza esattamente opposta: conservare in piedi il regime di Assad, perché continui a reggere quella catena di Paesi sciiti, che va dall’Iran all’Iraq, alla Siria e al Libano, che hanno un’alleanza strategica di fondo con Mosca. In più, va aggiunto che questo confronto in Siria è un tassello di un confronto più globale, che riguarda anche, come si è visto al G20, il rapporto con la Cina, l’Ucraina, l’hackeraggio, l’elezione presidenziale americana: è insomma un confronto a tutto campo in cui la Siria è un tassello importante, ma comunque un tassello.

R. – Quanto c’entrano i fatti che avvengono sul terreno? L’esercito siriano - affiancato dai raid aerei russi - ha recuperato posizioni intorno ad Aleppo, stringendo d’assedio gli oppositori, mentre continuano gli attentati del sedicente Stato islamico (Is)…

R. – Questa è una guerra molto sporca, come tutte le guerre civili. Ed è una guerra in cui nessuno dei due contendenti può ambire ad un’ideale integrità politica. Non bisogna dimenticare che, se i russi non fossero intervenuti, oggi probabilmente la Siria sarebbe governata in larghissima parte dall’Is. Perché, per quanto si possa fare dell’apprezzamento, e soprattutto della retorica, intorno ai ribelli moderati, il punto forte della guerra contro Assad in Siria sono sempre stati i ribelli tutt’altro che moderati dell’Is e di al Nusra. E dall’altro canto naturalmente, come ben sappiamo, la guerra condotta dai russi e dal regime di Assad è una guerra durissima, che come vediamo tutti i giorni ha un costo elevato anche in vittime civili. È una guerra veramente molto sporca.

D. – In questo quadro, come si pone la proposta della Turchia di creare una “no-fly zone” nel nord della Siria?

R. – Le proposte turche hanno sempre un orientamento di interesse nazionale. Si sa che la Turchia non vuole che i curdi si scavino, con l’aiuto degli americani, una enclave nel nord della Siria, perché questo potrebbe essere il magnete tale da richiamare altre ambizioni dei curdi, che non hanno mai rinunciato all’idea di avere un proprio Stato. E quindi Ankara ha tutto l’interesse a “surgelare” la situazione, a bloccare tutto allo stato attuale. Perché qualunque sviluppo, soprattutto con gli americani di mezzo che appoggiano i curdi, potrebbe essere in qualche modo insidioso per la propria esigenza strategica di fondo. La “no-fly zone” proposta, secondo me, risponde soprattutto a questo intento politico di lungo periodo. 








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