2016-09-07 14:43:00

Nato: Stoltenberg in Georgia, incontra premier e presidente


Riunione della Commissione Nato-Georgia oggi e domani a Tbilisi con una serie di incontri istituzionali in programma per il segretario dell’Alleanza Stoltenberg. Si tratta della quarta visita della delegazione atlantica, dallo scoppio della guerra con la Russia nel 2008, e si svolge in contemporanea alle esercitazioni militari che la Nato già svolge vicino Tbilisi. In primo piano il processo di integrazione ma anche il nuovo ruolo che la Georgia potrebbe svolgere in relazione al conflitto siriano, come spiega al microfono di Gabriella Ceraso, Marilisa Lorusso esperta dell’area per l’Osservatorio Balcani e Caucaso:

R. – E’ una visita abbastanza importante, una tappa di un percorso, cioè l’ingresso potenziale della Georgia nella Nato, dato per scontato, per certo già nel 2008 però di fatto a tutt’oggi i termini di questo processo politico rimangono molto vaghi. La Nato sa che l’ingresso della Georgia pone delle problematiche rispetto alla Russia, e anche dal punto di vista tecnico perché la Georgia si è dimostrato un Paese molto volenteroso però con una necessità di svecchiamento dell’apparato tecnico e del proprio personale che, insomma … procedono. La Georgia, dalla sua parte, ha attivato negli ultimi due-tre anni una riforma molto consistente del sistema di sicurezza: possiamo immaginarci una conferma più che altro di quanto è già in corso.

D. – Rimane una priorità-chiave della politica estera, l’incorporazione della Georgia nella Nato, visto che ci sono stati dei progressi?

R. – Certamente! Questa idea della Georgia come Paese euro-atlantico è un’idea molto condivisa all’interno della popolazione georgiana ed è una tendenza che viene confermata poi a livello di democrazia rappresentativa quindi anche da parte della classe politica. Dal 1991, dal momento dell’indipendenza, ha trovato nuovo impulso dopo la Rivoluzione delle Rose, e pur cambiando i governi la tendenza rimane piuttosto stabile.

D. – E quanto si concretizza, anche in termini di protezione nei confronti della Russia?

R. – Effettivamente, la visita cade a otto anni di distanza dalla prima visita del Consiglio Nordatlantico nel settembre 2008: era stato il 15 settembre quando il Consiglio si era recato, subito dopo la guerra. All’epoca era stato un gesto anche molto simbolico, e da allora poi ci sono state visite nel 2011, nel 2013 e poi nel 2016. Quindi c’è una volontà di confermare che questa collaborazione debba in qualche modo rassicurare la Georgia. La Georgia non è, comunque, uno Stato membro … Insomma, dal punto di vista operativo, non ci sono garanzie precise, se si dovesse creare un altro scenario come quello del 2008; chiaramente, però, il fatto di aver spostato maggiormente presenze Nato nel Paese, avere aperto una certa cooperazione, avendo intensificato il rapporto anche di esercitazioni condivise, insomma si stanno mettendo tanti piccoli mattoncini che stanno dando dei segnali alla Georgia che questo processo di integrazione la sta in qualche modo tutelando anche dal punto di vista del “know-how”, perché comunque questa cooperazione sta dando effettivamente ai georgiani delle capacità militari superiori: ricordiamo che la Georgia è numericamente, dal punto di vista di missioni Nato importanti come quella dell’Afghanistan, il primo Paese donatore di soldati schierati.

D. – Non è solo questo, però; perché se la delegazione Nato si sposta direttamente in Turchia, forse c’è qualcosa di più, sul tavolo, di questi incontri?

R. – Certo: c’è un quadro regionale che è molto importante, chiaramente. Dopo il 15 luglio, tutta la fascia caucasico-anatolica ha risentito del tentato colpo di Stato. Ad Ankara si parlerà probabilmente anche dei foreign fighters e in generale della lotta al terrorismo. La Georgia è uno dei Paesi interessati, e chiaramente sul campo ci sono i rapporti e la sicurezza delle truppe Nato negli spostamenti, nella logistica intorno alla Siria, e la Georgia è stata un Paese che ha giocato un ruolo nella logistica Nato, soprattutto per quanto riguarda l’Afghanistan; potrebbe giocare un ruolo maggiore per quanto riguarda la logistica della Siria, ma questo è tutto da dimostrare e dipende anche dal ruolo che la Turchia intende giocare nel prossimo futuro.








All the contents on this site are copyrighted ©.