Nel corso della riunione del G20, che si sta svolgendo in questi giorni a Hangzhou, in Cina, fervono i contatti bilaterali tra Stati Uniti, Russia e Turchia in merito al conflitto in Siria. Divergenze separano gli americani e i russi, secondo la Cnn che cita una fonte statunitense, tant’è che i ministri degli esteri John Kerry e Serghei Lavrov non hanno raggiunto un’intesa. Migliore la situazione tra Stati Uniti e Turchia: nella giornata di ieri il Presidente Obama ha parlato di un sostanziale accordo con il suo omologo turco Erdogan sul perseguire una transizione politica pacifica in Siria. Rimane, però, la forte ostilità di Ankara al ruolo che i curdi, alleati degli americani, hanno assunto nel corso del conflitto.
L’Isis cacciato dal confine tra Turchia e Siria
Il premier turco Binali Yildirim ha confermato che i ribelli siriani appoggiati da
Ankara hanno messo in sicurezza 91 km di confine con la Turchia mettendo in fuga le
milizie dell’Isis. L’Isis ora non controlla più alcun territorio alla frontiera, attraverso
la quale passavano ingenti quantità di armamenti, denaro e combattenti destinati al
sedicente Stato Islamico. Nel corso dell’operazione “Scudo dell’Eufrate”, iniziata
il 24 agosto, l’esercito di Ankara e i ribelli alleati hanno strappato 600 chilometri
quadrati di territorio alle milizie dell’Isis e a quelle a maggioranza curda.
Cinque attentati nelle aree governative
Serie di attentati nelle aree lealiste del Paese. La tv panaraba al Arabiya riferisce
dell’esplosione di autobombe e di attentati kamikaze: due a Tartus, sulla costa, uno
vicino a Homs, nel centro del Paese e uno a Sabbura, tra la capitale Damasco e il
confine con il Libano. Un’altra esplosione si sarebbe verificata a Hasake, nel nord-est.
Al momento si registrano 38 morti, di cui 4 soldati governativi e decine di feriti.
(A.W.)
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