2016-09-02 06:10:00

Brasile. Ricorso Rousseff. Card. Assis: Chiesa preoccupata per i poveri


In Brasile l'ex presidente Dilma Rousseff ha presentato ricorso alla Corte Suprema contro la destituzione dalla carica votata ieri a larghissima maggioranza dal Senato. La procedura di impeachment è stata avviata con l’accusa di aver alterato il bilancio dello Stato. Intanto è già partito per la Cina, in vista del Vertice del G20, Michel Temer, che ieri ha giurato in qualità di nuovo capo dello Stato. In un Paese in cui la nomina di Temer, già vice di Rousseff, ha già suscitato scontri e contestazioni di piazza. Tante le incognite sul futuro del Brasile, spaccato politicamente, afflitto da corruzione e crisi economica, dove la nomina di Temer ha già suscitato scontri e contestazioni di piazza. Roberta Gisotti ha intervistato il cardinale brasiliano Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida:

D. – Eminenza, la stampa internazionale parla della più grave crisi istituzionale del Brasile, dopo il ventennio della dittatura militare. Quali scenari apre la destituzione della presidente Rousseff? Cosa auspicare per il bene comune del Paese?

R. – Viviamo un momento difficile dal punto di vista sociale, economico e politico, evidentemente. E un processo come questo è sempre traumatico per la popolazione. Noi speriamo che il nuovo governo abbia una grande sensibilità sociale: questo è fondamentale. Che i diritti già acquisiti dagli operai ed i programmi sociali che il governo precedente aveva sviluppato, siano mantenuti perché in generale con la mancanza di ricorsi il governo ha la tentazione di aumentare le tasse e di risparmiare sugli investimenti, soprattutto per quanto riguarda le politiche sociali. E allora, la preoccupazione della Chiesa riguarda soprattutto i poveri. Il governo appena caduto, senza dubbio ha compiuto un grande sforzo per aiutare la popolazione più povera. E’ chiaro che ha fatto qualche sbaglio, nel senso che ha stimolato molto il consumo ed ha facilitato il credito per le persone e questo ha creato uno squilibrio – per così dire – nelle finanze del Paese. L’importante è che questa visione, questa sensibilità sociale sia mantenuta nel nuovo governo. Ci preoccupa un po’ questo progetto che c’è ora al Congresso, che parla di congelare le spese sociali e questo farà soffrire ancora di più i più poveri.

D. – Eminenza, c’è un grande male sociale che percorre in modo quasi endemico il Brasile – certo, non solo il Brasile – che è quello della corruzione.

R. – Senza dubbio …

D. – Quali anticorpi bisogna sviluppare nel corpo sociale?

R. – E’ importante che la popolazione non solo elegga i suoi rappresentanti, ma che anche li accompagni nel potere legislativo e nel potere esecutivo. E questo a cominciare dai Municipi. Adesso, nel mese di ottobre, in Brasile abbiamo le elezioni municipali e sappiamo che la vita del cittadino si sviluppa nel Municipio. E i candidati sono per il futuro potenziali deputati federali, perfino potenziali presidenti della Repubblica. Per questo, bisogna scegliere molto bene fin dal principio e soprattutto alle elezioni municipali. Bisogna conoscere la vita delle persone che si presentano come candidati, il loro passato, la loro dedizione alla vita comunitaria, che cosa hanno fatto …

D. – Quindi, sviluppare una cittadinanza attiva …

R. - … sì una cittadinanza: è fondamentale, questo. La consapevolezza che i problemi della città sono problemi comuni a tutti i cittadini e per questo tutti sono responsabili della soluzione di questi problemi. Dobbiamo eleggere i più competenti, i più capaci, i più sensibili ai problemi sociali, quelli che hanno proposte concrete che siano anche realizzabili e non promesse fatte al momento della campagna elettorale e che dopo svaniscono. Noi possiamo cambiare il Brasile sviluppando la coscienza civile di ogni cittadino, però dobbiamo incominciare nel Municipio, dove la gente vive.

D. – Eminenza, in questa critica situazione politica, sociale, economica – sappiamo che il Brasile è in recessione da un anno e mezzo e che c’è un grave problema di disoccupazione – quale contributo sta offrendo la Chiesa proprio alle persone? C’è un’eredità particolare che ha lasciato il Papa, a tre anni dalla sua visita in Brasile per la Gmg?

R. – Lui ha detto che ogni persona ha bisogno di tre cose in particolare: lavoro, casa e terra. Ora, il Brasile è molto grande, e quindi bisogna fare una riforma agraria, pianificata. Bisogna sviluppare l’economia per dare lavoro alla gente. E c’è anche un debito molto grande rispetto agli alloggi. Bisogna cercare di favorire le persone più povere. Fattori importanti sono i diritti umani, l’educazione, la salute … La Chiesa si preoccupa di questo e la Chiesa non può sfuggire a questa sua missione di risvegliare le coscienze dei politici, la loro coscienza morale, etica e la loro sensibilità per i più poveri.

D. – In questo momento, eminenza, la Chiesa in Brasile che – lo sappiamo – è un Paese-continente, riesce a far sentire la sua voce di autorevolezza morale?

R. – Si fa sentire, però viviamo in un mondo – lo sappiamo – molto complesso. I grandi media non sempre riprendono la voce della Chiesa; ma noi abbiamo i nostri mezzi di comunicazione e abbiamo il nostro lavoro nelle comunità: questo è importante. Il cambiamento non si fa attraverso una grande rivoluzione; il cambiamento si fa nella base, con le persone; con quell’educazione politica che la Chiesa in Brasile fa molto bene, per risvegliare la coscienza delle persone. Io credo che la Chiesa svolga la sua missione – religiosa, spirituale – però con una sua presenza molto chiara anche nel mondo temporale e attraverso quei laici che hanno questa responsabilità: di essere presenza del Vangelo nel mondo in cui vivono, nell’industria, nell’educazione, nella comunicazione, nel sindacato, nella politica … Loro devono fare questo lavoro, però formati alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, che è molto ricca e che può dare un grande contributo allo sviluppo del Brasile, con la giustizia sociale e la pace per tutti.








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