2016-09-01 15:58:00

Migranti, ancora sbarchi. Save the Children: tutelare minori


A centinaia sono sbarcati oggi i migranti sulle coste italiane, dalla Sicilia alla Sardegna. A Pozzallo, in provincia di Ragusa, la nave Sfinge ne ha condotti  oltre 680, tra loro sette presunti scafisti arrestati dalla polizia di stato. A Salerno una nave militare spagnola ha condotto 1050 persone, a bordo anche un cadavere, mentre a Cagliari è previsto l’arrivo della nave Dattilo con a bordo oltre 900 profughi, soccorsi a largo delle coste libiche, e anche in questo caso, purtroppo, con tre morti a bordo. Servizio di Francesca Sabatinelli:

112mila migranti, è il numero che più si avvicina al totale degli arrivi in Italia nei primi otto mesi del 2016. Un dato leggermente in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando di migranti se ne contarono poco più di 116mila. Le stime sono di Save the Children, che valuta in 15.300 i minori non accompagnati giunti da gennaio ad agosto 2016, un numero quasi doppio rispetto allo stesso periodo del 2015, quando i minori soli furono 8.255. Un aumento di minori non accompagnati che si confronta con una forte diminuzione degli arrivi di adulti. Come leggere questo dato? Lo abbiamo chiesto a Maria Egizia Petroccione, Capo dipartimento Advocacy Internazionale di Save the Children Italia:

R. – Questo significa che i migranti che stanno arrivando sono ancora più vulnerabili, più esposti a tutti i pericoli a cui naturalmente sono esposti i bambini, i minori, soprattutto se non accompagnati. Questi pericoli, quali sono? Il pericolo di essere sfruttati da persone che approfittano della loro condizione di disagio, il pericolo di perdersi nel limbo della burocrazia, di non sapere bene che cosa gli succederà, insomma, una serie di pericoli ai quali Save the Children cerca di porre rimedio.

D. - Secondo quelli che sono i vostri studi, i vostri rapporti, perché è cambiata questa tipologia di flusso migratorio?

R. - Questo non è un fenomeno recente. La tendenze dai Paesi di origine è quella di mandare sempre di più ragazzi e ragazze giovani. Questo per molteplici motivi: un po’ perché si spera che le politiche di accoglienza dei Paesi europei, i Paesi di destinazione auspicata quanto meno, siano più morbide nei confronti dei minori che non nei confronti degli adulti. Secondo, perché si punta molto su questi bambini o comunque giovani, giovanissimi, adolescenti per poter poi lavorare e contribuire così al mantenimento delle famiglie che sono eventualmente rimaste. Questo per quanto riguarda ovviamente il flusso migratorio cosiddetto “economico”. Altra motivazione è quella dovuta al fuggire dalle guerre, dalle persecuzioni. Se i genitori arrivano a mettere in pericolo la vita dei figli per farli partire vuol dire che non hanno effettivamente alternative. Ultima considerazione: spesso molti di questi minori che arrivano, se arrivano non accompagnati, vuol dire che in molti casi hanno perso i genitori, li hanno dovuti abbandonare o li hanno persi addirittura nelle traversate. Succede molto spesso che partano famiglie intere e arrivino semplicemente uno o due membri della famiglia che è partita.

D. - Le vite di queste migliaia di minori saranno al centro di un importante appuntamento che proprio voi state organizzando per il 6 settembre: dibattito sulle strategie del fenomeno migratorio e sulle politiche di sostegno e di accoglienza …

R. - Sì, il 6 settembre organizziamo una tavola rotonda internazionale, di alto livello, per discutere di come i diritti dei bambini debbano essere al centro dell’Agenda europea sulla migrazione. Quindi cercheremo, a poco più di un anno, dall’adozione dell’Agenda europea sulla migrazione, di fare il punto rispetto al documento, quindi quello che ha funzionato, quello che non sta funzionando. Partendo dalla nostra esperienza cercheremo di fare il punto sulla situazione e soprattutto di guardare al futuro, a come è possibile fare in modo che i diritti dei minori, e i minori in quanto tali, vengano protetti e tutelati in modo specifico dalle politiche di integrazione, di accoglienza sia a livello di singoli Stati membri europei che a livello comunitario. Cercheremo di sostenere e spingere i nostri interlocutori a prendere impegni rispetto a tutta una serie di politiche che devono essere messe in campo per proteggere ulteriormente i minori.

D. - Partirete quindi dall’Agenda europea sulle migrazioni. Quali sono a vostro parere le criticità?

R. - Le principali criticità che noi vediamo, detto molto a grandi linee, riguardano per un certo verso la mancata applicazione dell’Agenda europea. Paradossalmente l’Unione europea, in questo momento, e rispetto alla vicenda della crisi migratoria, che si è acutizzata nel 2015, ha dato delle risposte non sempre tempestive, ma l’Unione europea in quanto tale ha dato delle risposte. Le istituzioni europee hanno dato delle risposte. È mancata totalmente la volontà dei singoli Stati membri di condividere la responsabilità e il peso dell’accoglienza dei migranti e dei rifugiati anche semplicemente dando seguito alle decisioni prese  a livello europeo. Una delle criticità principali, non l’unica ovviamente, è la mancata applicazione, implementazione, delle decisioni prese a livello comunitario dai singoli Stati membri che si rifugiano dietro a scuse, che hanno paura della propria opinione pubblica e non riescono ad accogliere qualche decina di migliaia di migranti.








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