2016-08-30 13:06:00

E' morto Gene Wilder, genio della comicità hollywoodiana


Il mondo del cinema è in lutto per la morte di Gene Wilder avvenuta ieri, a Stamford negli Usa, a causa di alcune complicazioni relative all'alzheimer, di cui era malato. L’attore di 83 anni aveva ottenuto la notorietà internazionale con il ruolo del Dottor Frankenstein, in “Frankenstein Junior”. Non solo attore, ma anche sceneggiatore, regista e scrittore, ha attraversato il panorama artistico mondiale, anche grazie a importanti sodalizi, tra cui quello con Mel Brooks. Maria Carnevali lo ha ricordato con Ornella Sgroi, critica cinematografica:

R. – E’ un ricordo immenso, divertito, appassionato, ironico, di parodia sofisticata. Gene Wilder è diventato una icona per tutti gli appassionati del mondo del cinema. Sono tante le sue interpretazione più famose: due su tutte sono quelle di “Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato”, il film di Mel Stuart; e - ancora di più - “Frankenstein Junior ”, il film di Mel Brooks - con il quale c’è proprio questo sodalizio artistico, creativo e geniale - che ha lanciato tanto Mel Brooks come regista quanto Gene Wilder come attore proprio nello scenario e nell’immaginario cinematografico dei grandi appassionati della settima arte.

D. – Qual è il rapporto tra comicità e umanità nelle sue opere?

R. – E’ un rapporto strettissimo, anche perché lui è sempre stato descritto come un artista piuttosto introverso di carattere; anche il rapporto con la comicità era, comunque, un rapporto interiore più che esteriore, perché ciò che a lui interessava – e lo aveva dichiarato più volte - non era cercare di essere divertente, ma cercare di essere reale, anche perché lui sottolineava il suo essere attore e non un clown. Questo dà la misura del suo rapporto con la comicità, la commedia, che è appunto una commedia d’autore, costruita su un senso dell’umorismo, un genio comico, un po’ folle, ma sempre molto sofisticato, creando anche dei sodalizi artistici importanti, come – sempre per tornare a “Frankenstein Junior” – il sodalizio con l’attore Marty Feldman , che interpretò il famoso Igor.

D. – Quanto la parodia era fondamentale nei ruoli resi grandi dall’attore?

R. – La parodia è alla base del suo lavoro. Anche se non è sempre parodia quella di Wilder, perché se pensiamo ad un film come “Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato”, quello è un film che spazia molto sull’idea dell’immaginario, della visionarietà. C’è sempre un’idea dietro alla comicità, alla parodia di Gene Wilder.

D. – Spesso ha dichiarato come questo lavoro sia un modo per uscire dalla sua timidezza, che svanisce poi davanti al pubblico. Si intravede questa sfumatura caratteriale nelle sue opere?

R. – In qualche modo sì. E’ sempre sotto testo anche in molti dei suoi film, nel modo in cui venivano tratteggiate le sue relazioni affettive, sentimentali e quindi il suo rapporto con l’altro sesso, con la donna. C’è sempre questa reverenzialità, in un certo senso, nei confronti della bella donna, che affascina e rapisce l’uomo, magari meno avvezzo alle frequentazioni e alle relazioni amorose. E poi, in realtà, è un rapporto che si nota – secondo me – anche proprio nel suo modo di recitare e di interpretare i vari ruoli, che gli venivano cuciti addosso e che si può catturare anche un po’ in quel suo sguardo, che è uno sguardo assolutamente definito, marcato, suo, proprio inconfondibile, con questa sua aria quasi trasognata, quasi un po’ tra dimensioni parallele.

D. – Attore, sceneggiatore, regista e scrittore. Cosa ha lasciato e lascia al panorama artistico internazionale?

R. – Gene Wilder lascia tanto per ognuno di questi ambiti nei quali si è cimentato. Se proprio dobbiamo fare una associazione immediata, il suo nome è e rimarrà sempre il cinema, alcuni personaggi in particolare, su tutti “Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato” e “Frankenstein Junior”. E poi un modo sofisticato, intelligente di fare commedia, con uno sguardo sempre molto colto nei confronti del cinema del passato. Quello che lascia è una idea di cinema, di commedia, di commedia d’autore, che riesce a mettere insieme la parodia con la conoscenza.

D. – Oggi già gode di una particolare viralità in Internet grazie al suo ruolo di Willy Wonka. Qual è, secondo lei – l’opera più caratteristica dell’attore, quella cioè che tramanderà la sua fama anche alle future generazioni?

R. – Sicuramente “Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato” ha creato un immaginario colorato, effervescente. Diverso è il discorso, invece, per “Frankenstein Junior”, che per me rimane l’apice della carriera di questo artista: citazioni memorabili nate da questo film hanno conquistato le generazioni più diverse, fino ai ragazzi e agli adolescente. C’è poi anche “La Signora in Rosso”. Queste, forse, sono le tre iconografie che più raccontano l’animo artistico di questo grande attore e regista.








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