2016-08-27 11:00:00

Aiuti ai terremotati anche dagli immigrati di Gioiosa Ionica


A pochi giorni dal tragico terremoto che ha devastato il centro Italia, tutta la penisola si è mobilitata in una gara di solidarietà per aiutare le popolazioni colpite. Non solo associazioni, enti pubblici e privati, organizzazioni no profit e di volontariato, ma anche chi ha già vissuto sulla propria pelle momenti tragici e vuole ricambiare la solidarietà ricevuta. E' quanto hanno fatto i 75 migranti e richiedenti asilo ospiti delle strutture dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria, che hanno voluto destinare il loro "pocket money", la piccola somma che viene loro assegnata per le spese normali, a chi è rimasto sfollato nei paesi colpiti dal sisma. Salvatore Tropea ha raccolto la testimonianza di Giovanni Maiolo, coordinatore del progetto Sprar a Gioiosa Ionica:

R. – L’idea del gesto è nata il giorno del terremoto. Nel front office, che è il luogo del nostro progetto di accoglienza Sprar a cui i migranti si rivolgono dal momento che lì si trova tutto il nostro personale, si discuteva del fatto del giorno: la terribile tragedia del terremoto. E allora alcuni dei migranti hanno chiesto agli operatori cosa avrebbero potuto fare per dare una mano alle persone colpite; anche perché alcuni degli operatori, dalle immagini del terremoto, hanno rivisto il loro paese e le loro case distrutte: quello che sembra un territorio bombardato. Da lì allora è nata l’idea di fare una piccola colletta, che ha ovviamente soprattutto un valore simbolico perché la condizione di migrante e rifugiato in Italia non consente loro di poter donare grandi somme. Ma i migranti hanno comunque deciso di donare il “pocket money”: una piccola somma quotidiana di due euro che viene loro riconosciuta per le spese personali. Ieri sera abbiamo fatto il punto: mettendo insieme il contributo degli operatori sociali con quello dei migranti si è riusciti a raccogliere quasi 1000 euro. Questa somma è stata inviata tramite bonifico all’Arci, che abbiamo contattato per sapere come intende spenderla. Ci hanno riferito che faranno delle attività nella seconda fase, successiva a quella attuale, ossia quella degli scavi e della ricerca di eventuali superstiti e corpi. Faranno quindi delle attività soprattutto con i bambini di questi paesi impossibilitati ad andare a scuola. Ne abbiamo quindi discusso con i migranti che sono ospiti del nostro centro e si è deciso di fare questa cosa.

D. – Un gesto apparentemente piccolo, sicuramente molto significativo…

R. – Sì lo è, e soprattutto in un momento in cui in Italia il dibattito intorno alle questioni dei migranti è accecato da una furia razzista spaventosa. Per chi invece non è abituato a fare distinzioni in base alla nazionalità e alla provenienza, quello che viene naturale fare è semplicemente provare empatia verso chi soffre e cercare, per quello che si può, di aiutare, dare una mano, al di là della nazionalità, del colore della pelle o della religione. E credo che sia stato questo lo spirito e l’impulso che hanno spinto i migranti ospiti a Gioiosa Ionica a fare un gesto, che in questo contesto assume un forte valore simbolico. Loro sono stati accolti dall’Italia; hanno trovato qui un progetto di accoglienza che per un periodo di tempo limitato dà loro una mano e ora, nel momento in cui ci sono degli italiani che hanno bisogno di aiuto, cercano nel loro piccolo di dare un contributo.

D. – Secondo lei, questo può contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica sia nazionale che locale, e spingere gli altri cittadini a fare altrettanto?

R. – Me lo auguro. So per certo che già molti cittadini stanno facendo quello che hanno voluto fare i migranti di Gioiosa. E devo dire che però, anche di fronte a questo tipo di iniziativa, non sono mancate le polemiche e le critiche da parte di coloro che, qualunque cosa facciano i migranti, pensano che vada per forza male. Ovviamente, visto anche un po’ il clamore mediatico che ha suscitato questo piccolo gesto e questa iniziativa, ci auguriamo che qualcuno possa superare dei pregiudizi riuscendo a capire che in fondo siamo tutti esseri umani e siamo tutti nella stessa condizione.








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