La Chiesa cattolica nella Filippine esprime “speranze e fiducia” per gli imminenti colloqui di pace tra il governo filippino e il "Fronte Democratico Nazionale" (Ndf) in corso fino al 28 agosto a Oslo, in Norvegia. Il Ndf rappresenta le organizzazioni politiche e militanti della ribellione comunista che attraversa il Paese fin dalla sua indipendenza e che negli ultimi 40 anni ha causato numerose vittime, solo tremila nell'ultimo decennio.
Occorro seri sforzi per raggiungere la
pace
In una nota citata dall’agenzia Fides, l'arcivescovo
di Cagayan de Oro, Antonio Ledesma, apprezza "che le due parti si siedano a discutere
di pace e sospendano le operazioni di combattimento. Sarebbe contraddittorio parlare
di pace, mentre prosegue il conflitto. Occorrono seri sforzi per raggiungere la pace”.
“È bene – ha aggiunto – che le parti si conoscano e stabiliscano una certa familiarità:
la pace comincia con l'amicizia".
Passi avanti incoraggianti
I colloqui sono stati preceduti da passi incoraggianti,
tra cui una tregua tra il governo filippino e i ribelli comunisti. Il nuovo presidente
delle Filippine, Rodrigo Duterte, aveva infatti annunciato il “cessate il fuoco” unilaterale
dell'esercito nel suo recente discorso sullo stato della nazione, pronunciato a fine
luglio davanti al Congresso. I guerriglieri hanno confermato la tregua, in vista dell'avvio
del negoziato, dopo la scarcerazione di due importanti leader comunisti, Benito e
Wilma Tiamzon, che parteciperanno ai negoziati. Altri due leader comunisti, Alfredo
Mapano e Pedro Codaste, sono stati liberati su cauzione e fungeranno da "consulenti"
nei colloqui di pace.
In esame, l’amnistia per prigionieri politici
"Il cessate-il-fuoco andrà avanti il tempo necessario
per garantire la pace e il successo dei negoziati", ha detto il consigliere del capo
dello Stato. Nel vertice di Oslo si definiranno,
tra l’altro, una road map per la tregua, la fine delle ostilità e il processo
dei negoziati. In programma anche l’esame della possibilità di un’amnistia per il
rilascio di oltre 500 prigionieri politici detenuti e di una dichiarazione congiunta
sulla sicurezza e sulle garanzie di immunità. In agenda, infine, vi sono le riforme
socio-economiche nel Paese. (I.P.)
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