2016-08-24 12:07:00

Il Meeting di Cl ricorda due sacerdoti uccisi dai nazisti a Boves


Tra le mostre presenti al Meeting di Rimini ce n’è una che rimanda ai terribili momenti che seguirono l’armistizio dell’8 settembre del ’43. “Martiri per una nuova civiltà” racconta le figure di due sacerdoti, don Mario Ghibaudo e don Giuseppe Bernardi, uccisi dall’odio nazista nel paese di Boves, in Piemonte.  Quale è stato il fulcro della loro azione? Alessandro Guarasci lo ha chiesto al parroco di Boves, don Bruno Mondino:

R. – Il valore dello stare ognuno al proprio posto. Quando Boves vive la rappresaglia da parte delle truppe nazifasciste, tutte le autorità civili avevano lasciato il paese proprio perché si sapeva del grave pericolo che si stava correndo. Don Giuseppe e don Mario scelgono di non abbandonare il gregge, stanno al proprio posto, sapendo anche che era pericolosissimo. Stanno al loro posto, non facendo però solo i crocerossini, ma i preti. Don Giuseppe, nelle ore della rappresaglia, a un certo punto viene costretto a salire insieme ad Antonio Vassallo, che era stato con lui ambasciatore tra il comando tedesco e i partigiani, sull’autoblindo, e a contemplare tutta la distruzione del paese. In quel giorno verranno distrutte 350 case con un incendio e ci saranno 24 morti. Loro devono assaporare tutta l’amarezza di questa tragedia. Ma don Giuseppe passa, benedicendo. Penso che sia una presenza di fede e che porti in qualche modo la luce di Dio.

D. – Il loro ricordo è ancora vivo in quelle zone?

R. – Il loro ricordo è molto vivo. Se all’inizio, specialmente negli anni dopo la guerra, si parlava molto poco, nel 2008 – quindi 65 anni dopo gli avvenimenti – quando abbiamo cominciato a fare una ricerca più approfondita su tutte le vicende, ci siamo accorti che il ricordo non solo era vivo, ma era precisissimo. Attraverso i testimoni siamo riusciti a ricostruire, minuto per minuto, il 19 settembre. Questo perché è stato un evento che ha segnato il cuore delle persone.

D. – E cosa ci possono insegnare ancora oggi?

R. – La bellezza del perdono di Dio. Io penso che il loro messaggio è molto vicino a quello che ci sta dicendo Papa Francesco. Per dare il perdono di Dio, per essere segno del perdono di Dio, non hanno avuto paura di rischiare la vita. Don Mario muore assolvendo: sta accompagnando una famiglia che sta scappando; arriva un drappello di soldati, che uccide il nonno con un colpo di rivoltella alla nuca; e don Mario va ad assolvere il nonno. Mentre lo assolve, arriva una mitragliata, dei soldati si buttano su di lui e lo finiscono con delle pugnalate. Penso che quella mano, che si alza per assolvere, è davvero il ricordo più bello che ci lascia don Mario. 








All the contents on this site are copyrighted ©.