2016-08-20 13:55:00

Imprese non trovano 40 mila lavoratori: mancano profili adeguati


Secondo le previsioni messe a punto da Unioncamere in collaborazione con il Gruppo Clas, sul mercato del lavoro, nei prossimi cinque anni, ci sarà un aumento del 5% di richieste di professioni altamente specializzate, in particolare tecnici della finanza e del commercio. Allo stesso tempo, però, l’Istat denuncia la difficoltà, per le imprese, nell’ultimo trimestre, di trovare oltre 40mila lavoratori per la mancanza di profili professionali adeguati. Fra i settori segnalati con le maggiori difficoltà si trovano la sanità e le attività artistiche. Salvatore Tropea ha raccolto il commento del prof. Giacomo Vaciago, economista e docente all’Università Cattolica di Milano:

R. – Nell’ambito di un generale pessimismo sull’economia, ci sono settori che crescono e che noi dimentichiamo guardando al quadro nel suo insieme. Una realtà che è dinamica, sempre contiene novità e cose vecchie che chiudono. Il nuovo richiede nuove professioni, quindi se vogliamo essere bravi in tutto ciò che riguarda sistemi operativi, collegamento tra fabbriche e finanza innovativa, a disposizione delle imprese, servono nuove professionalità.

D. – Ci sono delle politiche da mettere in atto per favorire e incrementare la formazione di figure così altamente specializzate?

R. – Si dovrebbe fare di più; qualcosa si è iniziato a fare. Sia il ministro del Lavoro, Poletti, sia la ministra della Pubblica Istruzione, Giannini, hanno pensato a strumenti di collaborazione scuola-industria, scuola-impresa, scuola-attività economiche, tramite le quali completare negli ultimi anni di formazione scolastica l’inserimento dei contenuti dell’innovazione che servono alle imprese. Questa è la strada maestra attraverso la quale noi dobbiamo lavorare. Bisogna anche avere professori disponibili, bisogna che l’intera struttura scolastica sia adeguatamente motivata a sperimentare forme nuove di integrazione, studio, utilizzo del sapere.

D. – Allo stesso tempo però l’Istat ha affermato che nel secondo trimestre del 2016 le imprese hanno avuto difficoltà a trovare oltre 40 mila dipendenti e questo nonostante la disoccupazione. Come si può spiegare questo andamento?

R. – Le imprese hanno problemi nuovi. In realtà, il nuovo è con noi da qualche anno, quindi dovremmo averlo imparato: le imprese sono sulla frontiera dell’innovazione; peccato che ciò che è sistema formativo e ciò che è pubblica amministrazione sono ancora molto con la testa girata al passato. I nostri uffici pubblici lavorano come una volta; la logica è ancora quella della carta, della biro e della coda davanti allo sportello. Nel settore pubblico siamo in ritardo perché la gente è stata assunta con un concorso cartaceo e crede che debba lavorare tutta la vita con la carta e la biro.

D. – Sarà possibile riuscire nell'immediato futuro a creare un mercato del lavoro adeguato per lavoratori e imprese?

R. – Le riforme avviate vanno tutte nella direzione giusta; la riforma del mercato del lavoro, curata dal ministro Poletti, aumenta i gradi di flessibilità. Dall’altra parte, Giannini e Madìa, una all’istruzione e una alla pubblica amministrazione, stanno riformando anche loro – cosa dovuta da tanti anni – il modo di lavorare e di produrre sapere. La pubblica amministrazione efficiente richiede nuove risorse; il Ministero della Università deve garantire questa offerta. La priorità è l’insieme di queste cose: il mercato del lavoro flessibile, una scuola utile, una pubblica amministrazione efficiente. E’ più facile dirlo che farlo, però la strada imboccata è questa ed è quella giusta.








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