2016-08-19 14:12:00

Ucraina: scontri nel Donbass, si rischia escalation conflitto


Nuova fiammata di violenze nel Donbass, la regione dell’Ucraina orientale contesa tra Kiev e gli indipendentisti filo-russi. Negli scontri delle ultime 48 ore sono morti almeno 5 soldati ucraini e altri 14 sono rimasti feriti. Il presidente ucraino Poroshenko lancia l’allarme per una possibile escalation del conflitto e invasione da parte russa. Da parte sua il presidente russo Putin, in Crimea per una riunione del Consiglio di Sicurezza del suo Paese, ha replicato che l'Ucraina sta destabilizando la regione perché non è in grado di attuare gli accordi di Minsk. Tuttavia, il leader del Cremlino ha detto di sperare che prevalga il buon senso: "Non vogliamo interrompere le relazioni con Kiev". Il servizio di Marco Guerra:

Da parte di Kiev si registrano un numero record di attacchi, quasi un centinaio, in maggioranza con artiglieria di grosso calibro; dal canto loro i separatisti denunciano bombardamenti contro le proprie postazioni a Donetsk e Gorlivka. Il presidente Poroshenko, parlando ad un gruppo di militari, ha detto che “la probabilità di un'escalation del conflitto è notevole”. Inoltre Poroshenko non ha escluso “un'invasione completa russa in tutte le direzioni” per far fronte alla quale sarà eventualmente imposta la legge marziale. Una settimana fa, Poroshenko aveva messo in massima allerta l'esercito dopo che il presidente russo Putin aveva accusato Kiev di preparare una campagna di attentati contro la Crimea.

Le crisi ucraina continua a dividere la comunità internazionale. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha ribadito che al momento non ci sono le condizioni per revocare le sanzioni economiche dell'Ue contro la Russia, ricordando l’annessione della Crimea da parte di Mosca. Merkel ha poi detto di lavorare con il presidente francese François Hollande “con tutte le forze” per l'attuazione, “malgrado le difficoltà”, dell'intesa di Minsk. Sul rischio reale di un guerra su vasta scala, ascoltiamo il parere di Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area:

R. – Strategicamente, dal punto di vista militare, un’invasione russa dell’Ucraina è inconcepibile, sarebbe un disastro per la Russia, e non credo che al Cremlino siedano dei totali incompetenti. Certamente, bisogna rilevare che negli ultimi tempi – nelle ultime settimane – quello che era un conflitto a bassa intensità sta aumentando di intensità. Tutti i giorni ci sono bombardamenti, feriti, morti, da un lato e dall’altro della barricata. Quindi, mentre Poroshenko naturalmente esagera “pro domo sua”, bisogna che la comunità internazionale stia molto attenta a quello che succede nel Donbass.

D. – Infatti, sul terreno continua la guerra a bassa intensità, con fiammate sempre più violente. E ieri ci sono state altre vittime negli scontri tra i militari di Kiev e i separatisti…

R. – La situazione è molto grave e pesante. È una situazione su cui nessuno – né gli ucraini né i russi – può tacere. Gli indipendentisti possono naturalmente lavarsene le mani. Per spararsi, fare la guerra e ammazzarsi reciprocamente bisogna essere in due e tutti devono assumersi la propria quota di responsabilità per quello che sta succedendo nel Donbass negli ultimi mesi.

D. – Ma che ne è dell’attuazione degli accordi di Minsk, che sembravano dover risolvere questa controversia?

R. – Il cosiddetto accordo “Minsk 2” è morto, e da lungo tempo; anche se nessuno, nella comunità internazionale, vuole riconoscerlo, perché nessuno ha poi un’idea su cosa fare di qui in avanti. "Minsk 2" è morto perché, come si vede sul terreno, è vero che sono state ritirate le armi più pesanti ecc., però si continua comunque a sparare e a morire. Questo è un primo punto di fallimento. Ma "Minsk 2" è un fallimento anche dal punto di vista politico, perché la premessa politica dell’accordo era che l’Ucraina avrebbe approvato delle riforme costituzionali che permettessero di concedere alle regioni del Donbass uno statuto di larga autonomia. Tuttavia, questa cosa in Ucraina non è successa; quando questo tipo di provvedimento è arrivato in Parlamento non si è riusciti neanche ad arrivare a discuterne tanta era l’ostilità generalizzata. Quindi, di fatto, il governo ucraino ha firmato un accordo che non è in grado di implementare o, per essere ancora più pessimisti, che non ha alcuna intenzione di attuare. È ovvio quindi che "Minsk 2" non sarà mai realizzato e il tentativo di continuare a insistere su quest’accordo non può che provocare ulteriori tensioni.

D. – Anche sul fronte diplomatico è una fase di stallo: Angela Merkel non vede alcun motivo per revocare le sanzioni economiche dell’Ue alla Russia. Quindi, la questione ucraina continua a dividere l’Ue da Mosca?

R. – Le sanzioni non sono certo quello che mette in ginocchio Mosca, che ha problemi economici diversi dovuti al crollo del prezzo del petrolio, come sappiamo bene. Attualmente, il mantenimento delle sanzioni di cui parla la Merkel serve soprattutto a non certificare il fallimento di "Minsk 2", l’incapacità della comunità internazionale di trovare una soluzione, e l’incapacità di proporre agli interlocutori di questa crisi – ucraini e indipendentisti russi – una soluzione che sia accettabile da tutti. Allo stato attuale, credo che solo due dei protagonisti della crisi possano dire di aver raggiunto i propri obiettivi: da una parte gli Stati Uniti, perché hanno insediato un governo amico a Kiev, una zona importantissima dal punto di vista strategico per l’esportazione energetica della Russia e per le importazioni energetiche dell’Europa: hanno quindi un cuneo molto importante lì. E l’altro protagonista che in qualche modo ha portato a casa quello che più o meno poteva voler desiderare è la Russia: quest’ultima, con la questione della Crimea e del Donbass, si è scavata un accesso ampio e diretto al Mar Nero, che era ciò di cui aveva veramente bisogno. L’idea che la Russia possa volersi prendere tutta l’Ucraina è una sciocchezza senza pari. Quindi – sicuramente – a questo punto il Cremlino può dirsi abbastanza soddisfatto. Resta il fatto che chiunque sia soddisfatto o si dica insoddisfatto, in Ucraina, nel Donbass, c’è gente che spara e che muore.








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