2016-08-18 14:03:00

Spagna: ancora lontana ipotesi governo di coalizione


Il  Partito popolare spagnolo (Pp) ha dato mandato al premier pro tempore, Mariano Rajoy, di negoziare con il partito centrista Ciudadanos per formare una possibile alleanza di governo. Non è stato specificato se sono state accettate le condizioni poste dal partito centrista riguardo alla trasparenza e alla lotta alla corruzione. Rajoy e il leader di Ciudadanos Albert Rivera ha avranno un primo contatto già nella giornata di oggi. I socialisti intanto hanno ribadito il loro ‘no’ a far parte di un maggioranza parlamentare. La Spagna è senza esecutivo, dopo che negli ultimi nove mesi si sono svolte due elezioni politiche. Sulle possibili alleanza politiche Marco Guerra ha raccolto il parere del prof. Alfonzo Botti, ispanista e ordinario di storica contemporanea all’Università di Modena e Reggio Emilia:

R. – Sembra che si sia ancora in alto mare, perché la precondizione, cioè il fissare la data per il dibattito sulla fiducia e i sei punti posti da Ciudadanos erano considerati da questo partito dei preliminari per l’avvio del negoziato. Invece, la risposta che per adesso ha dato il Partito popolare è che è disponibile a discutere i sei punti. Mi sembra quindi che la situazione sia ancora in alto mare. In ogni caso oggi Rajoy e Rivera si incontrano e da quest’incontro potrebbe venire fuori qualcosa di nuovo.

D. – Ma Ciudadanos che posizione ha? È un partito – sappiamo – di stampo centrista; ma quali sono le sue richieste e i punti centrali del suo programma?

R. – Ciudadanos è un movimento nuovo, composto prevalentemente di giovani, che ha fatto del tema della lotta alla corruzione il punto forte del suo programma. Quest’ultimo invece rappresenta il punto debole del Partito popolare, che negli ultimi anni è stato più volte toccato e in alcuni casi anche travolto da scandali. Da questo punto di vista, Ciudadanos rappresenta una posizione centrista, moderata; tuttavia fa parte di una classe politica che, non avendo avuto la gestione del potere, si presenta come pulita e non corrotta; da questo punto di vista, rappresentava e rappresenta un’alternativa al Partito popolare.

D. – L’apporto di Ciudadanos a una coalizione di governo è necessario, ma non sufficiente a formare una maggioranza parlamentare. Servirebbe anche il sostegno dei Socialisti che però, come ha ribadito il leader Pedro Sanchez, si sono rifiutati. Quali scenari si aprono anche dopo un eventuale appoggio di Ciudadanos?

R. – Il Partito popolare e Ciudadanos arrivano, insieme, a 169-170 seggi. La maggioranza è di 176: c’è bisogno quindi di altri sei voti. Alcuni analisti pensano che questi potrebbero venire dal Partito nazionalista basco, ma la cosa è tutt’altro che certa. Si tratta di capire quale sarà l’atteggiamento delle altre forze, nazionaliste e minoritarie, che occupano dei seggi in Parlamento; e se il Partito socialista sia disponibile ad astenersi, cosa che tuttavia, allo stato attuale, è altamente improbabile. Infatti, Pedro Sanchez ha ribadito il “no” dei Socialisti.

D. – Le terze elezioni in meno di dodici mesi: è un rischio che la Spagna può correre?

R. – Un mese fa era un’ipotesi remota. Oggi come oggi, non dico che sia probabile ma non è neanche da escludere.

D. – Resta comunque un quadro frammentato quello politico spagnolo...

R. – Sì, frammentato e di grande incertezza dal punto di vista politico. Perché è vero che l’economia sta tirando e quindi crescendo, però questa non è una situazione che può prolungarsi all’infinito, in mancanza di stabilità sul piano governativo. Il governo in carica non ha per legge la possibilità di votare il bilancio. Il calendario impone delle scadenze urgenti e per il 15 ottobre scade il termine a Bruxelles per l’invio degli aggiustamenti di bilancio. Si tratta di capire se le pressioni del calendario spingeranno le forze politiche a trovare una soluzione. La questione di fondo – a mio modo di vedere – ritorna ad essere quella della scarsa abitudine e consuetudine alla mediazione politica da parte delle forze politiche spagnole.

D. – Infatti, un accordo per una coalizione di governo è fortemente auspicato dai mercati di tutta Europa, che dopo la Brexit sperano in segnali di stabilità nel resto del continente, dalla Spagna…

R. – Sì, le pressioni dell’Europa erano presenti anche dopo le prime elezioni e a ridosso delle seconde. Ma – ripeto – se le forze politiche spagnole non entrano nell’ottica di una mediazione – perché la politica è mediazione – difficilmente si arriva a uno sblocco della situazione. 








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