2016-08-13 14:51:00

Vescovo di Aleppo: una guerra con troppi interessi internazionali


In Siria importante vittoria della coalizione arabo-curda contro i jihadisti dello Stato Islamico. Strappata agli uomini del sedicente califfato la città di Manbij, al confine con la Turchia. Salvi i duemila civili usati come scudi umani dai jihadisti in fuga verso nord per ripararsi dai bombardamenti.  Intanto si combatte ancora ad Aleppo, in violazione del cessate il fuoco annunciato dalla Russia: continuano i raid, i bombardamenti sugli ospedali e sui mercati e l’emergenza umanitaria. Alcuni camion carichi di cibo sono riusciti ad arrivare nella parte controllata dai governativi. Ascoltiamo il vescovo caldeo di Aleppo mons. Antoine Audo, al microfono di Luca Collodi:

R. – C’è una novità: la strada che abbiamo usato negli ultimi tempi adesso è chiusa. Ci sono combattimenti duri; è stata aperta un’altra strada dove la gente cerca di uscire e tornare ad Aleppo e si può di nuovo comunicare; ma si aspetta sempre la battaglia tra i due gruppi.

D. - Questa strada è una sorta di corridoio umanitario aperta dall’esercito di Assad?

R. - Sì. Questa è la parte conquistata negli ultimi tempi: la Via del Castello adesso è aperta e quindi c’è la possibilità di comunicare e di  uscire verso Homs e Damasco.

D. – Ora c’è la possibilità di far arrivare aiuti umanitari per la popolazione…

R. - Sì, sembra che adesso le cose vadano meglio. Ma è un problema enorme e la Caritas lavora molto bene per dare aiuto ai poveri.

D. - Ad Aleppo è tornata acqua e luce elettrica?

R. – Sì, l’acqua è tornata; c’è meno elettricità, meno ore di servizio, ma così la vita è di nuovo tornata.

D. - Sul piano militare si parla di uso di gas chimici. A lei risulta?

R. - È veramente una cosa molto complicata. Fino ad ora si accusavano a vicenda circa l’utilizzo di armi chimiche. Non sono in grado di dare un mio giudizio.

D. - Cosa fare per la pace?

R. - Il problema è molto complicato. Abbiamo detto e ripetuto con il Santo Padre, con tutti, che la soluzione è di carattere politico e deve venire dall’interno della Siria. I Paesi della regione non devono interferire: i Paesi del Golfo e la Turchia hanno interessi. È chiaro che ci sono poteri che vogliono sostenere certi gruppi con i petroldollari. Dietro c’è il commercio delle armi e come il Santo Padre ha detto: “Parlano della pace e vendono armi per interessi economici”.

D. - Chi sono i ribelli che in questo momento controllano una parte di Aleppo?

R. - Sono gruppi islamici estremisti. Da una parte c’è questo Daesh che porta avanti una guerra in nome della sharia. Inoltre ci sono mercenari ben pagati per fare questa guerra per interessi regionali e internazionali.








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