2016-08-13 13:29:00

Rio, Olimpiadi vissute dai carioca tra festa e distrazione


A Rio de Janeiro sono entrate nel vivo, con l'inizio delle gare di atletica, le prime Olimpiadi della storia ospitate in uno Stato sudamericano. Il Paese è in questi giorni al centro dell’attenzione mediatica non solo per i record e i traguardi sportivi raggiunti nelle diverse discipline, ma anche per il contesto sociale che emerge – tra luci e ombre – dallo sfondo dei Giochi. Con quale spirito Rio sta accogliendo queste Olimpiadi? Luca Collodi lo ha chiesto a Massimiliano Castellani, inviato di “Avvenire” nella città carioca:

R. – La città è distratta. Il carioca, soprattutto, guarda con molta più attenzione le partite del Brasile piuttosto che le altre discipline. Si infiamma chiaramente quando arrivano medaglie insperate. Abbiamo visto scene di euforia, però sempre abbastanza contenute. Questo è un popolo che vive principalmente per la sua passione, per il famoso “football bailado”. Quindi l’Olimpiade viene vista come una festa in cui accogliere il mondo, piuttosto che essere vissuta da veri padroni di casa.

D. – Gli investimenti sostenuti dalla città di Rio e dal governo brasiliano per le Olimpiadi stanno portando vantaggi alle favelas, alle periferie della grande metropoli brasiliana?

R. – Tranne la Barra - che è quasi un’isola dove prima c’era soltanto vegetazione e adesso sorgono impianti e grandi quartieri residenziali - non c’è stato questo impatto. E anche questo è uno dei motivi della protesta popolare che sta crescendo e che potrebbe diventare molto pericolosa alla fine dei Giochi. Rio e il Brasile tutto, alla fine di questo mese di agosto, ma probabilmente dopo le Paralimpiadi di settembre, si troverà a fare i conti. E saranno dei conti probabilmente pesanti, come è successo un po’ in tutte le edizioni olimpiche degli ultimi 50 anni. Tra le eccezioni ci sono Atlanta, che andò in pareggio grazie alla sponsorizzazione della Coca-Cola, e Londra che ha organizzato invece delle Olimpiadi molto razionali.

D. – I brasiliani stanno riempiendo gli stadi e i luoghi dove si disputano le Olimpiadi?

R. – Si vedono dei vuoti un po’ preoccupanti. All’inizio dell’atletica ad esempio è stata scattata un’immagine di uno stadio completamente vuoto e ci sono spazi un po’ in tutti gli impianti. Questo è il risultato anche di una crisi economica molto forte che sta vivendo il Paese, oltre ad una grande tensione politica. Il governo di Temer è molto contestato e addirittura c’è stata, da parte del Cio, la disponibilità verso i brasiliani per poter anche contestare e mettere striscioni all’interno degli impianti. E questo la dice lunga sul momento difficile, anche un po’ caotico, che sta vivendo il Paese durante le Olimpiadi.

D. – Le Olimpiadi sono anche un’occasione per discipline che non sono conosciute, i cosiddetti sport amatoriali. E forse questo resta uno degli elementi interessanti che le Olimpiadi possono e hanno ancora la forza di porre all’attenzione dell’opinione pubblica…

R. – Nel mondo, ormai regolato dal business e dai risultati a tutti i costi, è chiaro che c’è bisogno di questi momenti di visibilità per poter mantenere appunto delle discipline, che nei tre, quattro anni di preparazione all’evento successivo, spesso soffrono. Soffrono non solo di mancanza di visibilità, ma soprattutto di sostentamenti necessari per portare avanti un movimento.








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