2016-08-12 11:39:00

Pil, Italia ferma. Becchetti: "Scarso accesso al credito"


In Italia pil fermo nel secondo trimestre 2016 rispetto ai tre mesi precedenti. Lo comunica l’Istat, rilevando che il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,7% nei confronti di un anno fa. Discorso diverso nel resto dell’area euro, dove l’economia tra aprile e giugno è crescita dello 0,4%. Il servizio di Alessandro Guarasci:

Economia in fase di stallo nel secondo trimestre dell’anno e se continua così l’Italia a fine 2016 sarà cresciuta di un magro 0,6%. Il dato è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nei comparti dell'agricoltura e dei servizi e di una  diminuzione in quello dell'industria. Nel resto d’Europa invece tira un altro vento. Eurostat dice che la Ue a 28 è crescita dello +0,4% sul trimestre precedente e l’area Euro dello 0,3%, con un aumento sull'anno dell'1,6%. A trainare la ripresa del continente la Germania, spinta soprattutto dall’export, ma anche la Spagna, oltre ai Paesi dell'est. Maglia nera: Grecia, Estonia e appunto Italia. Abbiamo sentito l'economista Leonardo Becchetti:

R. – In questo momento, la situazione internazionale non è certo positiva e il Paese ha una parte che funziona molto bene, che è quella delle medio-grandi imprese che producono su scala internazionale e, per quanto riguarda le piccole e medie, che sono in Italia, c’è un problema fondamentale strutturale di accesso al credito che, a mio avviso, non è stato risolto con le ultime riforme bancarie e finanziarie.

 D. – Secondo lei, possono avere influito le tensioni, in questo momento, a livello internazionale che abbiamo con la Russia, la Turchia e una parte del Medio Oriente?

R. – Senz’altro il quadro internazionale non è sicuramente favorevole in questo momento all’ampliamento e all’estensione dei commerci e quindi questo può avere avuto un impatto sull’export. Devo dire che c’è la speranza che il terzo trimestre sia migliore, perché i dati sul turismo, che vediamo già adesso, sono incoraggianti: c’è stato un aumento significativo delle presenze. Atre zone, infatti, sono più pericolose e quindi l’Italia è stata scelta maggiormente come meta, anche dai turisti stranieri.

 D. – Dobbiamo continuare, secondo lei, con il taglio del costo del lavoro?

R. – Per quanto riguarda l’uscita dalla crisi, è noto ormai da tempo che la cosa più importante che si dovrebbe fare è affiancare il “quantitative easing” con una politica di investimenti anche pubblica molto forte. Il problema fondamentale del Paese è la carestia dell’investimento, la mancanza di investimento, paradossalmente in un momento in cui il costo del denaro è veramente bassissimo. Quindi, dovrebbe essere un momento in cui individuare investimenti infrastrutturali importanti con tassi di rendimento, anche moderati, del 2, del 3% che sicuramente esistono e in questo modo saremmo sicuri che questo tipo di spesa pubblica per investimento diventerebbe un volano per l’economia e certamente non peggiorerebbe la situazione del debito pubblico. E’ un po’ quello che Draghi disse tempo fa: riqualificare la spesa pubblica, passando a una spesa pubblica con un moltiplicatore più elevato.








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