I sacerdoti delle parrocchie di Sliema e Balluta, sull’isola di Malta, esprimono preoccupazione per i numerosi progetti di edilizi relativi alla zona, lanciando l’allarme per il rischio di degrado. “Evitiamo l’uso della parola ‘sviluppo’ – si legge in una nota congiunta, pubblicata sul sito della Conferenza episcopale maltese – perché riteniamo che ciò che si sta facendo in questa località non meriti questo nome”.
Sviluppo autentico guarda a qualità della vita, non a guadagno economico
“Parlare di sviluppo autentico, infatti – proseguono
i firmatari - significa ‘verificare che si produca un miglioramento integrale nella
qualità della vita umana, e questo implica analizzare lo spazio in cui si svolge l’esistenza
delle persone’, come afferma Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’ sulla cura
della casa comune (n. 147)”. I sacerdoti ricordano, poi, le numerose proteste dei
residenti contrari alle nuove costruzioni; proteste che, tuttavia, “sono cadute nel
vuoto”, mentre i permessi per costruire rimangono validi, nonostante “la mancanza
di un piano di sviluppo integrale e l’assenza di rispetto per la qualità della vita
dei residenti”.
Dare priorità al bene comune
In particolare, i sacerdoti lamentano la realizzazione
di strutture che impediscono l’accesso alle persone anziane e disabili; gli altri
costi delle infrastrutture; le difficoltà logistiche causate dai cantieri; la mancanza
di spazi aperti. Di qui, l’auspicio dei firmatari affinché il rilascio di permessi
edilizi venga valutato in base all’impatto che essi avranno sulla qualità della vita
dei residenti, piuttosto che pensando al guadagno economico, perché - ricorda la nota
congiunta - come si legge nella Laudato si’ al n. 109, “il mercato da solo non garantisce
lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale”. Per questo, la nota congiunta
ribadisce “la necessità di riflettere e valutare le priorità alla luce della tutela
del bene comune” e della “giustizia sociale”. (I.P.)
All the contents on this site are copyrighted ©. |