2016-08-12 12:11:00

Libia, riconquistata Sirte. L'esperto: Is avviato alla sconfitta


Duro colpo inferto al sedicente Stato islamico in Libia, che ha perso la sua roccaforte simbolica di Sirte, conquistata dai miliziani del fronte di Misurata e Tripoli. Gli uomini del Califfato sono ormai in fuga e la sconfitta dell’Is nello Stato nordafricano sembra ormai questione di settimane. Salvatore Tropea ha raccolto la testimonianza di Lorenzo Cremonesi, inviato a Sirte del Corriere della Sera:

R. – Possiamo notare un’evidentissima vittoria avanzata delle milizie che fanno parte del fronte di Misurata e Tripoli. Queste di fatto stanno mettendo fuori gioco la roccaforte del sedicente Stato islamico: Sirte, la città cardine del sistema di Is in Libia. L’avanzata, prima in maggio e giugno, (è iniziata) dalla zona di Misurata per circa 200 kilometri fino a Sirte, e poi adesso proprio nella città. Mercoledì hanno conquistato, in modo anche abbastanza veloce e inaspettato, il centro di Ouagadougou, che è il cuore del sistema di barricate e del fuoco. E quindi, aver preso Ouagadougou accelera un po’ tutto. Fondamentali evidentemente dai primi di agosto, sono stati i raid americani, mirati, però persistenti e continui, che proprio negli ultimi tempi si sono concentrati su Ouagadougou. Insomma, la sconfitta dell’Is è molto vicina. Mi sembra che, da un punto di vista militare, della sua roccaforte, sia battuto. Poi chiaramente ci sono altre cellule che operano e ci sarà ancora il terrorismo. Ma la paura che l’Is potesse creare un enclave territoriale autonoma propria, come in Siria e in Iraq, mi sembra in questo momento battuta.

D. – I luoghi, prima sotto il controllo dei miliziani del Califfato, cosa ci rivelano del loro modo di agire, del loro addestramento e capacità militare?

R. – L’Is è composto da due teste: una è formata dal gruppo di guerriglieri che arrivano dall’estero – questa “Internazionale della jihad” che è legata ad Al Qaeda. Qui in Libia, in particolare ci sono gli algerini, i tunisini, i sudanesi e poi un po’ di iracheni e siriani, afghani. Però, c’è poi una forte componente locale: e qui, sul fenomeno Is, si è innestato il malcontento, la rabbia, la frustrazione degli ex fedeli di Gheddafi, che cercano vendetta, odiano la Nato per quanto avvenuto nel 2011. E quindi, c’è un elemento locale molto forte, che è anche un elemento politico. Con loro, quindi, in qualche modo bisogna parlare. E poi, ci rivelano un elemento ideologico molto forte: la persecuzione di chi, anche nel mondo musulmano, si oppone a loro;,l’indottrinamento. E in più c’è un elemento grave: la volontà di usare la Libia come base di espansione verso l’Italia e l’Europa.

D. – Questo duro colpo inferto all’Is può portare al rischio che i miliziani, nella fuga, si possano confondere con i civili e scappare dalla Libia?

R. – Questo è il problema. Si valuta che siano circa seimila i militanti dell’Is – uomini alleati al Califfato a Sirte – e la grandissima maggioranza di loro non c’è, lo testimoniano anche i racconti dei miliziani di Misurata con cui ero anche ieri. Alcuni sono morti, ma la grande maggioranza è scappata. Alcuni sono scappati nel deserto, altri nei villaggi – visto che sono gheddafiani, libici, quindi sono tornati a casa loro – un po’ sono andati verso il Sudan, molti sono anche di Boko Haram. E poi c’è una presenza diffusa di simpatizzanti del Califfato. A Tripoli, per esempio, sappiamo ci sono le cellule, a Sabrata, verso Derna. E quindi chiaramente questa gente si riversa ancora nel Paese. Ed è chiaro che questo è un problema per la Libia. E quindi vanno controllati.








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