2016-08-09 14:38:00

Libia. Gen. Bertolini: prudenza con l'intervento militare


Proseguono a ritmo serrato i bombardamenti statunitensi contro le postazioni dell’Isis nella città libica di Sirte. Fonti libiche sul terreno parlano di nuovi importanti obiettivi distrutti e da Tripoli il premier del governo di accordo nazionale, Fayez al Serraj, sostenuto dalle Nazioni Unite, ha annunciato che i bombardamenti andranno avanti ancora per un certo periodo di tempo. Nonostante l’ottimismo ostentato da Tripoli, rimangono forti perplessità su una veloce normalizzazione della Libia come conferma il generale Marco Bertolini, fino a poco settimane fa al vertice del Comando operativo interforze, intervistato da Stefano Leszczynski:

R. – Non c’è ombra di dubbio: non basterà a risolvere il problema di quella manifestazione febbrile che è Sirte che, ripeto, è una realtà limitata. E poi, non sappiamo cosa andremo a fare nell’est del Paese – parlo della costa – nell’ovest e soprattutto, quello che faremo nel sud.

D. – Si sente parlare, anche con una certa leggerezza, di interventi diretti in Libia per cercare di dare una svolta alla situazione e mettere fine a questa situazione di conflitto che ormai dura da cinque anni, in buona sostanza. Secondo lei, è una cosa sensata?

R. – Senta: “interventi diretti”, a favore di chi? Questo è il problema. In Libia, non è che ci sia un governo… Sì, c’è il governo di Al Sarraj che è quello supportato dalle Nazioni Unite, però ci sono anche delle realtà diverse che prendono le distanze da Al Sarraj. Abbiamo sentito che Haftar ha criticato l’intervento statunitense… Obiettivamente, non è come un intervento in Afghanistan, dove il governo ha voluto la comunità internazionale e a questo punto la comunità internazionale – tra cui anche noi – è intervenuta a loro supporto. Qua è una situazione molto più complessa. Se intervento ci dev’essere, dev’essere un intervento risolutivo, non dev’essere un intervento che – anzi – aumenti ancora di più le differenze e le chiusure che ci sono fra le varie parti. E queste sono tutte realtà che poi si troveranno a dover governare insieme la Libia cosiddetta “liberata” o “normalizzata”. Noi dobbiamo fare in modo che arrivino assieme a elaborare una strategia, con il nostro aiuto. L’intervento militare dev’essere condotto sempre con molta attenzione e con molta prudenza.








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