Due anni fa, in occasione dei Mondiali di calcio contribuì in modo significativo - con il 42% di denunce in più - a far emergere i casi di sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti e di situazioni di tratta di persone. Oggi, mentre sono accesi i riflettori sulle Olimpiadi di Rio la rete brasiliana delle religiose contro la tratta di persone “Um grito pela vida” mette nuovamente in campo la campagna “Gioca per la vita”. Lo stesso slogan del 2014 per contrastare un fenomeno che sempre di più accompagna le grandi manifestazioni che richiamano da ogni angolo del mondo masse di turisti e visitatori.
Responsabilizzare i cittadini e le autorità nella lotta contro la tratta
La campagna, sostenuta da Talitha Kum, la rete internazionale
degli organismi religiosi contro la tratta di persone, e dall’Unione internazionale
delle superiore generali, mira a informare e responsabilizzare i cittadini, la stampa
e le agenzie di viaggio su un fenomeno che può essere prevenuto e contrastato. L’obiettivo
- spiega la coordinatrice di “Um grito pela vida”, suor Alves de Oliveira, citata
da L’Osservatore Romano - è di fare di Rio 2016 “uno spazio propositivo, che promuova
la cittadinanza, la cura della vita e la denuncia della tratta di persone e di ogni
forma di sfruttamento e violazione dei diritti umani, dando alla popolazione strumenti
affinché possa reagire e denunciare ogni forma di mercificazione e banalizzazione
della vita”.
Un impegno a favore della vita delle vittime della schiavitù contemporanea
Si tratta, aggiunge, di “prendere posizione contro
le forze di morte” e di “affermare il nostro impegno a favore della vita”, in particolare
di coloro “i cui diritti sono violati e vivono sottomessi dal giogo della schiavitù
contemporanea: la tratta di persone, definita da Papa Francesco ‘una piaga nel corpo
dell’umanità’”.
Una campagna realizzata anche attraverso l’educazione
La campagna antitratta, realizzata da 26 gruppi del
network presenti in 22 Stati brasiliani, chiede alle persone di denunciare e alle
autorità di essere più celeri nelle inchieste e nei processi contro responsabili di
questi crimini. Una campagna realizzata attraverso mezzi di comunicazione e social
media e campagne nelle strade, di Rio de Janeiro e Manaus. Ma anche con attività di
tipo educativo rivolte soprattutto ai giovani e agli adolescenti, che sono i gruppi
più esposti alla tratta. (L.Z.)
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