Una nevicata di petali bianchi. Sarà rinnovata anche stasera, nel giorno della Dedicazione di Santa Maria Maggiore, la tradizione che rievoca il “miracolo della neve”, il prodigio che il 5 agosto di quasi 1.700 anni fa diede origine alla costruzione del tempio mariano, poi sostituito dall’attuale Basilica papale. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Lo stesso sogno la stessa notte. La prova, incredibile, la mattina dopo. È un frate domenicano a mettere nero su bianco il racconto di una tradizione che già ai suoi tempi è vecchia di mille anni. Fra Bartolomeo da Trento è un letterato medievale della metà del 13.mo secolo che ama raccogliere nei suoi liber gesta di Santi e di miracoli attribuiti alla Vergine. Ed è lui a narrare di quella visione a occhi chiusi che, nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 358, folgora il sonno di un anziano patrizio romano, Giovanni, il quale da tempo desiderava con sua moglie di poter impiegare i propri beni nella costruzione di un’opera che onorasse la Madre di Dio. Costruiscimi una chiesa in quel punto dove domani troverai la neve, gli dice Lei stessa in sogno.
Neve al sole
Un sogno straordinario quanto il segno che deve certificarlo,
una nevicata a Roma nel caldo di agosto. Un sogno e un segno che vanno riferiti subito
al Papa, Liberio, dal quale Giovanni si reca la mattina seguente per scoprire – altra
incredibile coincidenza – che anch’egli mentre dormiva ha ricevuto l’identica “visita”
notturna della Vergine. E quella Roma epicentro
di un impero traballante, che non regge più l’urto dei barbari, soprattutto dei Germani
che dilagano a nord oltre il limes, e nella quale a imperversare è anche l’eresia di Ario,
è pure un’Urbe-villaggio dove la voce di un prodigio ci mette molto poco a circolare.
In cima al Cispius
Così non è difficile per Papa Liberio e il nobile Giovanni, seguiti da un nugolo di
prelati e da una folla di popolo, scoprire che il sogno è diventato realtà sul Cispius,
la parte settentrionale dell’Esquilino, il più alto ed esteso dei colli capitolini.
L’emozione dei presenti non viene descritta dal cronista medievale, ma è facile immaginare
l’effetto dei raggi di agosto riflessi da un candido tappetto di neve che si para
sotto gli occhi dei presenti. “Sulla neve ancora intatta”, annota invece fra Bartolomeo,
Liberio “segnò il tracciato della nuova chiesa, che fu edificata a spese del patrizio
e di sua moglie”.
La tradizione e la pietra
La neve di una tradizione bella e non documentata
diventa circa 70 anni dopo la pietra della storia, quando Papa Sisto III fa costruire
sulla precedente di Liberio la struttura dell’attuale Basilica di Santa Maria Maggiore,
per celebrare con un tempio mai visto per grandezza e magnificenza il dogma della
divina maternità di Maria che il Concilio di Efeso aveva appena approvato nel 431.
Dalla Mamma di Roma
La Chiesa non ha mai dimenticato quei fiocchi caduti
in piena estate e da lungo tempo ogni 5 agosto dal soffitto della Basilica piove sulla
folla che si raduna per celebrare la festa una fitta “nevicata” di petali bianchi.
Evento che, calato il sole, si replica poi all’esterno – e avverrà anche stasera dalle
21 alle 24 – con la nevicata artificiale ideata per primo dall’architetto Cesare Esposito
nel 1983. E pazienza se per assistervi bisognerà sottoporsi con anticipo ai controlli
di sicurezza ai 6 varchi disposti dalla Questura. Ancor più nell’epoca di nuovi barbari
del terrore è bello portare un saluto e un fiore e chiedere protezione, come fa sempre
Papa Francesco, alla Mamma di Roma, la Salus
Populi Romani.
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