2016-08-04 14:12:00

San Giovanni M. Vianney, il Santo Curato della misericordia


La Chiesa ricorda oggi la figura del Curato d‘Ars, San Giovanni Maria Vianney, straordinaria figura di sacerdote e di confessore, vissuto in Francia nella prima metà dell’Ottocento e proclamato “patrono dei parroci”. Alessandro De Carolis ne tratteggia il profilo in questo servizio:

Una vita con addosso l’odore delle sue pecore, pecore piuttosto in male arnese, e anzi soffuso di sfumature più acri, visto che per le sue pecore sacrificava del suo oltre il sacrificabile, come scambiare il pane fresco che gli procurava la perpetua con i tozzi secchi di un povero e dormire sul pavimento finendo ammalato perché un altro povero potesse godere di un materasso, il suo.

È una vita fatta di tante vite quella di Giovanni Maria Vianney. Il giovane che impara ad amare Gesù quasi prima di imparare a parlare e che poi, lui ragazzino di campagna, suda sette camicie per diventare sacerdote – ci riuscirà solo a 30 anni grazie alla pazienza infinita di un prete amico – perché di imparare il latino proprio non se ne parla. L’umiltà cucita addosso come uno dei suoi umilissimi vestiti, sacerdote armato di cilicio e penitenze fatte al posto dei suoi penitenti in un’epoca in cui molte tonache erano state colluse col Terrore francese – che predicava con la ghigliottina libertà e fraternità e perseguitava a morte chi predicava la carità in nome di Dio – Giovanni Maria diventa il “santo curato” che poi passerà alla storia trascorrendo 40 anni nascosto in un paesino minuscolo anche nel nome, Ars, 35 km a nord di Lione, che raggiunge a piedi nella nebbia del gennaio 1818.

Giovanni Maria Vianney ha 32 anni, una fede che è un braciere acceso e 230 anime da accudire che a malapena si sono accorte del suo arrivo, che sì frequentano la Messa alla domenica – anche se molti stanno nei campi – e ancor più frequentano le osterie che circondano la chiesa, coi fumi del vino ingerito che ispirano azioni ben poco morigerate. Ma quell’oscuro paesino di tre lettere sta per trasformarsi, nella storia della Chiesa e non solo, in un modello. Il nuovo curato si batte dal pulpito e per le strade contro le piaghe, specie quella dell’ubriachezza generalizzata, che rovina intere famiglie, ottenendo una vistosa riduzione del fenomeno, assieme ad altri miglioramenti sociali, compreso un solido argine contro le bestemmie, che ad Ars fioriscono sulle labbra dei bambini come semplici filastrocche.

Il curato d’Ars è battagliero, non fa sconti, ma ha una generosità e una pietà inesauribili, che unite alla sobrietà da cui mai deroga, lo rendono figura amata dai suoi parrocchiani e stimata dai più. Ma dove il Curato affina la sua futura santità è nel metro quadro del suo confessionale. Vi passa ore, saltando spessissimo i pasti e riducendo il sonno, ascoltando, ammonendo, consigliando, assolvendo. Per la Chiesa diventerà un maestro del Sacramento della Riconciliazione. Le sue confessioni non sono mai troppo lunghe perché, dice, bisogna dare spazio a tutti.

Occorre “evitare – afferma con estrema schiettezza – tutte quelle accuse inutili, tutti quegli scrupoli che fanno dire cento volte la stessa cosa, che fanno perdere tempo al confessore e snervano quelli che sono in attesa di confessarsi”. Tanto l’essenziale, ricorda a tutti, è “evitare ogni simulazione: che il vostro cuore sia sulle vostre labbra. Voi potete imbrogliare il vostro confessore, ma ricordatevi che non imbroglierete mai il buon Dio, che vede e conosce i vostri peccati meglio di voi”. Quel ministro della misericordia scioglie i cuori anche più induriti anche per la sua magistrale delicatezza che gli fa rivelare un giorno la “ricetta”. A chi si confessa, dice, do “una piccola penitenza, e io faccio il resto al posto loro”.

La sua fama si espande oltre in confini del suo riserbo. Nel 1840 diviene quotidiano un servizio di carrozze fra Ars e Lione e poi sulla linea Parigi-Lione. Il numero dei pellegrini arriva a 80 mila all’anno, contando solo coloro che si servivano di mezzi pubblici. Muore, sfinito, il 4 agosto 1859 alle 2 della notte. San Pio X lo proclama Beato nel 1905, Pio XI lo canonizza nel 1925 e quattro anni dopo lo definirà “patrono dei parroci”. Nel 2009, nel 150.mo della sua morte, Benedetto XVI indice un Anno sacerdotale dedicandolo alla sua figura, “vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo”.








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