2016-08-03 14:24:00

Donne uccise. Arcivescovo di Lucca: donna "cosificata"


Ancora due casi di femminicidio in Italia. Oggi una donna di 59 anni è stata uccisa con 12 coltellate a Cava Tifatina, nel Casertano, dal suo compagno che poi si è costituto alla polizia. È morta questa mattina anche la 46enne data alle fiamme ieri presso i magazzini dell’ex ospedale di Campo di Marte a Lucca, dove aveva lavorato. Per il suo omicidio è stato fermato un suo ex collega, indicato come colpevole dalla donna stessa ai soccorritori. Il ministro per le Riforme con delega alle Pari opportunità, Maria Elena Boschi, ha convocato per l’8 settembre le prima riunione della cabina di regia interistituzionale che si occupa di violenza sulle donne. Sconvolto per quanto accaduto nella sua città, l’arcivescovo di Lucca, mons. Benvenuto Italo Castellani. Roberta Barbi lo ha intervistato:

R. – Questo per Lucca non è il primo caso, ci sono purtroppo dei precedenti. Bisogna prendere atto che in Toscana, Lucca purtroppo è la città con più femminicidi. Si pensi che dal 2006 al 2016 registriamo circa 10 femminicidi. Io come pastore è da tempo che devo ascoltarla questa situazione e anche individuarne le cause e i rimedi che fanno parte del servizio della Chiesa, di annuncio della Buona Notizia.

D. – Di questi ultimi fatti colpisce soprattutto l’efferatezza: una vittima è stata bruciata, sull’altra si è insistito con 12 coltellate. Come può l’essere umano arrivare a tanta crudeltà?

R. – Io credo che tra i diversi motivi possiamo mettere che, intanto, la donna è considerata di fatto subalterna all’uomo e questo nelle relazioni quotidiane: è una radice, questa, che ovviamente se coltivata e ricoltivata, poi può esplodere. Poi, una “cosificazione” della persona, in particolare delle relazioni affettive. E tutto questo avviene impercettibilmente, a mio avviso. Come diocesi, io sento che è necessario un grande impegno educativo già con i nostri bambini, perché riescano a riconoscere la pari dignità di tutte le persone e del valore assoluto della vita.

D. – Come mai assistiamo a un incremento del fenomeno del femminicidio in un’epoca in cui gli stereotipi sulla donna dovrebbero essere definitivamente superati?

R. – Perché sul piano educativo, non va abbassata la guardia su questo impegno a educare a riconoscere la pari dignità di tutte le persone, già per i bambini, io penso all’interno della famiglia, nella scuola, nelle stesse comunità cristiane. A me sembra che già siano stati fatti dei passi verso i diversamente abili, verso persone che appartengono a culture ed etnie diverse … Tutto questo ancora è un “parto” difficile. Come diocesi siamo chiamati a intensificare l’impegno che già abbiamo assunto dal 2010 a oggi nel contrasto alla violenza sulle donne, aderendo ufficialmente alla nota campagna “del fiocco bianco”. E poi cerchiamo di sostenere delle case-rifugio per le donne.

D. – Che strumenti abbiamo per combattere tanta violenza?

R. – Un cristiano che si metta in ascolto della Parola di Dio ha, di fatto, nel cuore l’amare Dio e l’amare il prossimo e diventa un fatto fondamentale. È il nostro dna, del cristiano, poi il perdono e tutto questo vissuto nella quotidianità. Poi c’è il Creato, la bellezza che è opera di Dio, tutta l’arte che parlano da sole della bellezza di Dio: tutto questo va sempre più valorizzato perché davvero l’uomo non arrivi alla solitudine.








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