2016-07-30 08:19:00

Mons. Bregantini: commossi dall'accoglienza delle famiglie polacche


Tra le centinaia di vescovi giunti a Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù, anche l'arcivescovo di Campobasso-Boiano, mons. Giancarlo Bregantini che ha accompagnato in Polonia 200 giovani della sua diocesi e sta vivendo con loro il pellegrinaggio affrontando tutti i disagi ma anche i momenti di comunione e di gioia. Al termine della giornata di ieri a Cracovia lo ha intervistato Alessandro Gisotti:

D. – Eccellenza, una giornata davvero intensa in questa Gmg, altrettanto intensa qui in Polonia: la visita ad Auschwitz. Papa Francesco ha sottolineato che la violenza è ancora molto presente nella vita del mondo, nella vita dell’Europa. Ha parlato di tanti temi, del terrorismo, ma anche delle carceri affollate; ha anche sottolineato – parlando ai giovani – che non c’è soltanto la festa, ma anche l’elemento della sofferenza. Che cosa pensa di questo Papa che mette, comunque,  anche in luce queste ferite del mondo di oggi?

 R. – Credo che sia doveroso e anche coinvolgente, perché davanti a questi drammi che i giovani sentono nel cuore – e loro sentono specialmente la disoccupazione – il richiamo al volto positivo è utile, ma  è anche importante che loro si sentano interpretati. Quindi il richiamo alla sofferenza del mondo, ai drammi che vivono i giovani, è decisivo: altrimenti diventerebbe un messaggio astratto o buonista. Invece è un messaggio che entra nella loro storia e proprio perché è così, sentiamo che è vero che la beatitudine della speranza e quindi della misericordia, è decisiva e che è possibile.

 D. - Nella Via Crucis, il Papa ha anche detto che il messaggio cristiano non è un’idea, ma deve smuovere; è una cosa concreta che poi deve spingere i giovani ad impegnarsi per il prossimo, per chi ha bisogno. Anche questo è un appello e una sfida che fa il Papa?

 R. – Sì. I giovani hanno molto apprezzato due cose: la scenografia, specialmente l’uso del bianco e quindi anche atteggiamento propositivo e non di lutto; e poi alcune immagini molto belle, ardite, originali, che il testo ha dato. Ad esempio: Veronica l’emorroissa non lo avevo mai sentito; è geniale! Queste due grandi realtà, le genialità di alcune immagini e la bellezza attenta e appropriata dei colori è diventata alla fine appello del Papa verso coloro che, dando la propria vita per gli altri, aiutano a vincere il male che c’è nel mondo tramite le opere di misericordia, non solo quelle fisiche. È molto bello perché lui ha unito in maniera diretta l’una e l’altra, ed è attraverso il dono del volontariato, del tempo per l’altro, della vita per l’altro, con la bellissima domanda finale: “Se voi oggi tornando a casa pensaste al dopo la Crocifissione, come vi porreste? Sareste persone che scappano o persone che restano sotto la Croce?”. È un domanda molto concreta ed anche molto precisa e direi anche coinvolgente e talmente bella che il Papa non ha voluto risposte corali, ma le ha date e le ha poste nel cuore della gente.

 D. - In questa visita in Polonia rimarrà memorabile la visita ad Aushwitz-Birkenau di Papa Francesco, una visita silenziosa, intensa, di preghiera. Lei insieme ai suoi giovani, ai giovani della sua terra, della sua diocesi, è stato ad Auschwitz, tra l’altro il giorno prima di Francesco. Che esperienza è stata? Che cosa ha ricevuto come emozione anche dai suoi ragazzi?

 R. - È una delle realtà che più hanno apprezzato. Io l’ho spiegata a loro perché si introducano in maniera piena, direi spirituale in questa vicenda, in tre modi: i lager sono frutto di tre grandi errori presenti ieri ed oggi: una società che lascia fuori Dio – qualcuno si è messo al posto di Dio come Hitler o altri oggi -; una società che pensa alla tecnica e non all’etica: chi ha fatto il gas mortale non ha mai pensato che poteva uccidere anche un vicino di casa. L’etica oggi è decisiva, specie in questo momento ed è la sintesi della Laudato si’ in maniera meravigliosa. Terzo elemento: l’esperienza di una cultura senza limite che non ha mai voluto dire: “Noi abbiamo dei limiti, ma “Deutschland über Alles”, quindi un mondo senza Dio, una tecnica senza etica e una scienza senza limite, una cultura senza limite ha prodotto l’onnipotenza dei lager. È diventato terribilmente vero perché anche oggi le tre tentazioni rientrano in modo molto diverso. Ecco perché è stato molto importante il modo in cui la Polonia ha vinto i lager. Anche dopo le varie oppressioni - stamattina siamo andati a Jasna Góra - abbiamo visto che il popolo polacco non ha mai ceduto, non è mai stato collaborazionista, ma ha sempre combattuto fino in fondo tramite le due armi che hanno caratterizzato la sua storia: la fede e la cultura, l’università e le chiese. Queste sono  le due armi e credo che anche oggi, questa lettura estremamente attuale, ci permetta alla luce di quelle che sono le tre encicliche del Papa oltre la Lumen Fidei,  che diventano anche le modalità con le quali rispondere oggi alle sfide di ieri. Ma vedere la crudeltà analizzare il reparto n. 11, Kolbe, sostenuto dalla Madonna, lui, che se ha fatto questo gesto è perché Maria Immacolata gli è stata sempre affianco, vedere questa esperienza dice che anche oggi i nemici ci sono. Quindi una militanza è necessaria, ma deve essere fondata sulla cultura e sulla fede.

 D. - Come vescovo, come pastore che cosa sta ricevendo da questa Gmg di Cracovia nella terra di san Giovanni Paolo II?

 R. - La cosa bella è il fatto che viviamo nelle case, dormiamo nella precarietà, in una zona rurale molto povera, ma molto bella nella cordialità. Si adeguano ai nostri orari ed è bello vedere che questo popolo ha dentro il tessuto quotidiano una forte pregnanza anche sul piano per esempio agricolo. Io sono figlio di contadini; ho visti molti lanciati anche sul piano imprenditoriale  e rurale. I giovani vivono un momento di grande forza interiore, di grande slancio, cordialità, amabilità, povertà, ma anche tanto coraggio. Ed è molto bello, per me come pastore, vivere con loro, stare con loro, camminare con loro sotto il sole. Quanti selfie i giovani mi hanno chiesto dicendo: “Non ho mai visto un vescovo da così vicino!”. Questo per dire la bellezza di testimonianze fatte sul campo, perché oggi i ragazzi hanno bisogno anche di questa dimensione della quotidianità ed è bello viverla insieme.








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