2016-07-29 14:00:00

Papa ad Auschwitz: silenzio che si oppone al caos


"Credo che sia molto importante che questa visita del Papa ad Auschwitz sia avvenuta in un momento storico in cui siamo sopraffatti dalle urla di dolore, dalla rabbia, dalla paura e dall’angoscia per il futuro”. A sottolinearlo, al termine della vista di Papa Francesco al campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, è Pupa Garribba, giornalista e scrittrice, testimone della Shoah, intervistatrice della “Shoah Foundation”. “Un avvenimento come questo, un uomo anziano vestito di bianco che affronta un viaggio in un tempo così drammatico in un luogo carico di memorie, scegliendo di non confondere le sue parole con il chiasso che ci opprime e rompendo questo muro di pianti, urla e spari con il silenzio è estremamente utile. Credo che proprio queste due ore di silenzio rappresentino una pietra miliare in questo frangente storico così tragico: un attimo di riflessione più che opportuno”.

Una visita che rafforza l'identità europea

“L’Europa deve fare oggi una riflessione sul come affrontare l’emergenza terrorismo, senza cadere negli errori del passato e senza minimizzare”, commenta Sandro Di Castro, della Comunità ebraica di Roma, presidente del ‘Benè Berith’ in Italia. “Dopo le recenti stragi in Europa i mass-media hanno parlato di gesti compiuti da folli. Ma così come per lo sterminio nazista non si possono attribuire queste violenze a dei folli, dietro c’è un piano preciso. Dobbiamo far prevalere il dialogo ma allo stesso tempo tenere molto alta l’attenzione”. “Dobbiamo soprattutto rafforzare la nostra identità - aggiunge Di Castro - e in questo senso Auschwitz deve essere un monito per le nuove generazioni, affinché questo non accada più. Dobbiamo recuperare la nostra identità e reagire al relativismo che ci ha fatto dimenticare le culture che hanno costruito l’Europa, come quella ebraica e quella cristiana”.

Cimitero del popolo ebraico

“Sono felicissima che un Papa argentino, con la sua straordinaria spontaneità, sia stato ad Auschwitz. Ho apprezzato molto il suo programma silenzioso in quello che è il più grande cimitero del popolo ebraico e della maggior parte della mia famiglia”, conclude Pupa Garribba. “Una visita ad Auschwitz è sempre dolorosa e viverla in silenzio è stato il modo più appropriato soprattutto secondo la tradizione ebraica”, commenta ancora il presidente Di Castro.








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